Anche nella nostra cultura, come in quella orientale, esiste una conoscenza antica in cui è possibile leggere allo stesso modo sia quello che ci circonda, macrocosmo, sia il microcosmo

La macrobiotica non è una dieta né un‘ossessione di poche persone relativa al tema del cibo o della salute: questo concetto è stato subito chiaro quando nell’incontro nonsolociboprecedente al seminario, Varatojo ci ha parlato dell’impatto ambientale di quello che mangiamo.
Il legame fra alimentazione e ambiente è presente nel pensiero macrobiotico a vari livelli, sia per quanto riguarda l’esaurimento di risorse nella produzione e nel consumo del cibo, sia per la considerazione della natura come rappresentazione esterna del microcosmo umano. “Come il fuori così il dentro”, ossia: non si può considerare ciò che ci circonda come qualcosa di separato da noi, come un enorme bidone in cui possiamo buttare tutto, altrimenti anche noi ci trasformiamo in spazzatura.

Il concetto che ne è alla base è che non si può solo intendere ciò che ci circonda come qualcosa di separato da noi e possiamo farlo anche scegliendo un tipo di alimentazione che rispetti da una parte il nostro organismo e dall’altra l’ambiente.
In un momento in cui si parla di cibo in continuazione, ci sono sempre più programmi televisivi legati alla cucina, gli unici negozi che continuano a aprire in questo periodo di crisi sono appunto quelli legati al campo della ristorazione, affrontare questo tema differentemente, e non solo in modo consumistico o consolatorio, è utile perché può essere determinante per il futuro.

Gli allevamenti forzati dei vari animali non solo li fanno vivere male gli (e sarebbe già abbastanza), ma trasmettono attraverso la loro carne lo stress che hanno subìto, oltre a produrre sostanze che l’ambiente fa fatica a smaltire, e a consumare un quantitativo di acqua che disseterebbe l’intera popolazione del pianeta. Solo per questi motivi, non entrando nel dettaglio se come esseri umani siamo adatti o meno a mangiare carne, potremmo, senza avere dei grossi contraccolpi legati alla sua carenza, iniziare a ridurne l’uso nella nostra alimentazione. Che poi ci faccia male un uso quotidiano è ormai riconosciuto anche dalla scienza ufficiale.

Molti oncologi sostengono il legame fra alcuni tipi di tumore e la carne, che inoltre aumenta il colesterolo, acidifica il sangue con conseguente riassorbimento di calcio dai vari tessuti per tamponarne gli effetti sull’organismo, produce più succhi gastrici e altera la flora intestinale con comparsa di prodotti tossici legati alla fermentazione intestinale.

Un’altra considerazione su cui si riflette poco quando si parla di macrobiotica è il fatto che poggia su una visione “filosofica” del mondo. Ne è infatti alla sua base il Taoismo e la Teoria delle 5 Trasformazioni. Non è quindi un approccio alimentare che cambia secondo le mode del momento che a volte dicono l’una l’opposto dell’altra, ma è uno stile di vita che fonda su principi millenari. Anche se la sua codificazione è recente, le basi sono legate alla cultura cinese rivisitata in Giappone da vari filosofi e uomini di medicina fino a arrivare a Georges Ohsawa (1893-1966) che ne indicò le linee principali e che ne è da tutti considerato il padre.

Nel Taoismo il Tao è l’Assoluto Universale che si manifesta attraverso due energie opposte ma complementari: lo Yin e lo Yang, dalla cui interazione deriva ogni cosa e in accordo alle loro leggi ogni cosa si muove e cambia. Se pensiamo alla presenza in culture lontane l’una dall’altra di una visione simile per quanto riguarda la creazione, non possiamo non stupirci dell’universalità di pensiero che aveva raggiunto l’uomo. Anche la Bibbia inizia con “In principio Dio creò il cielo e la terra…”  Dall’Uno nasce la polarità e da lì in resto del creato.

Le 5 trasformazioni non sono altro che da una parte l’osservazione della natura e dall’altra la considerazione che tutto quello che ci circonda è la relazione che nasce fra lo Yin e lo Yang, fra questi due principi energetici che permettono la vita. Le due energie principali sono una quella che sale dalla terra e l’altra quella che scende dal cielo, una che condensa e l’altra che espande. Esistono però diversi stadi tra queste due tendenze opposte che, per semplicità, vengono espressi con Fuoco, Terra, Metallo, Acqua, Albero. Nel mondo orientale ognuna di queste trasformazioni, o elementi, come vengono più comunemente chiamati, anche se questo termine trasmette una certa rigidità non insita in questi concetti, rappresentano la realtà esterna e interna. Hanno infatti delle caratteristiche proprie, e sono collegati a delle funzioni e a degli organi e visceri che costituiscono il nostro organismo.
Per cui l’Albero che ha come organi che lo rappresentano il fegato e la cistifellea, è collegato a un’energia che sta espandendosi dalla terra in direzione del cielo; per analogia quindi il cibo più nutriente per questi organi o che li rinforza maggiormente è quello che cresce verso l’alto come per esempio le verdure a foglia verde.

Anche nella nostra cultura esiste una conoscenza così antica in cui si può leggere allo stesso modo sia quello che ci circonda, macrocosmo, sia il microcosmo, il nostro organismo nella sua parte più visibile e materiale e in quella più nascosta. Viene chiamata Mappa Mundi appunto perché è una mappa del mondo ed è un sistema per capire i processi in termini di energie elementari. In questo caso gli elementi sono solo quattro: Fuoco, Terra, Aria e Acqua. Secondo il pensiero dei primi filosofi greci al di sotto dello “spettacolo multiforme e cangiante del mondo, costituito da una molteplicità di cose in continuo mutamento... esiste una realtà unica e eterna di cui ciò che esiste è passeggera manifestazione.”
In Anassimandro dalla sostanza unica attraverso un processo di separazione si hanno i contrari e poi i mondi infiniti.

Secondo Pitagora dal Pneuma Primordiale considerato come punto zero originano due forze, una positiva e una negativa, che si pongono agli estremi di una linea verticale che rappresenta la forza vitale, il potere celeste e l’attività dell’elemento Fuoco e Aria e di una linea orizzontale che rappresenta la forza fisica, il potere terrestre, la Terra e l’Acqua. In questa rappresentazione dei quattro elementi c’è un ciclo creativo che dal Fuoco, con il suo calore, crea una massa calda e fusa che si solidifica nella Terra dando poi origine ai gas (Aria) che produce pioggia, mare e quindi Acqua, dove ha avuto origine la prima forma di vita organica in una spirale che ritorna allo stesso posto, ma a un livello o a una dimensione differente.
Senza entrare ulteriormente nello specifico, quello che mi preme sottolineare è la complessità in entrambe le visioni dell’uomo, non isolato come entità singola slegata da tutto ciò che lo circonda, ma anzi come immagine speculare dell’universo.
L’alimentazione poi in entrambi i casi viene vista come possibilità di nutrire non solo la parte più materiale dell’organismo, ma quella più interna, immateriale, che si esprime anche nella nostre emozioni e sentimenti.

Il conteggio delle vitamine, degli oligoelementi, delle proteine, dei carboidrati e dei lipidi non viene preso in considerazione più di tanto in questi approcci alimentari. È l’integrità della sostanza, il fatto che non sia spezzettata, isolata nelle sue componenti, come per esempio la farina o il riso bianco in cui la parte esterna viene eliminata con tutte le sue caratteristiche nutritive e energetiche, che ne fanno una sostanza completa per essere digerita.

L’uso continuo e quotidiano di farinacei non integrali mette sotto stress organi come il pancreas, la cui funzione è sostenuta da alcuni oligoelementi che si trovano appunto nella parte  esterna del chicco, oltre al fatto di indurci continuamente a cercare le sostanze non più presenti in una fame compulsiva che va a ricercare l’interezza perduta.

Un altro aspetto importante nella scelta del cibo in queste visioni è la stagionalità, la provenienza, il modo in cui è coltivato, cucinato e conservato. Ognuno di queste caratteristiche infatti imprime all’alimento una sua energia specifica che va a nutrire quella parte dell’organismo a esso collegata. Oltre a non forzare ulteriormente risorse ambientali legate all’uso di pesticidi, conservanti e a apportare sostanze vitali.
In entrambi gli approcci poi il mantenere la salute è qualcosa che innanzitutto dipende da se stessi, riuscire a agire sul proprio equilibrio dinamico secondo le proprie necessità non è cosa da poco, vuole dire anche essere un po’ più padroni della nostra vita, anche soltanto imparare a riflettere e non vivere meccanicamente.

Il cibo poi può agire non solo sul nostro stato di salute fisico, ma anche su quello emotivo. Ogni sapore, colore, stile di cottura oltre a nutrire un particolare elemento va a rafforzare l’organo o l’apparato, e il sentimento, a esso collegato. Per mantenere quindi un’armonia anche a livello emotivo è necessario un altro approccio alimentare.

Come si fa a non essere ansiosi se tutto quello che mangiamo è cucinato velocemente, se le verdure sono già tagliate, se il microonde accelera ulteriormente i tempi di cottura, oppure come si fa a avere nuovi stimoli anche intellettivi se non variamo mai quello che mangiamo, o ancora, come facciamo a essere più flessibili e meno irritabili se ci nutriamo esclusivamente di cibi animali, o molto salati, e a essere vitali se prediligiamo cibi surgelati?

Finché però non proviamo a cambiare, fino a quando non facciamo esperienza, tutto questo resta teoria o qualcosa impossibile da attuare. Provare non fa male e poi si può capire, come dice Carlo Guglielmo nel suo libro “Cucinare per il corpo e lo spirito” che il cibo è solo il punto di partenza.

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