L’adolescenza è un grosso momento di cambiamento fisico, emotivo, intellettivo. C’è una vera trasformazione del corpo che inizia a prendere le sue forme definitive: adolescentida una struttura più indifferenziata inizia a sfilarsi, si rimodella, la vita si assottiglia, compare il seno nelle donne, la muscolatura delle spalle e degli arti in genere si potenzia nell’uomo, si modificano i genitali, compaiono i peli, cambia la voce. Il sistema immunitario giunge alla sua maturazione per cui possono scomparire patologie dell’età infantile, debolezze delle vie aeree con continue infezioni a carico della gola, dell’orecchio, dei bronchi, dermatiti atopiche o in generale alcune forme allergiche.
Ma c’è anche un grosso cambiamento a livello emotivo, si viene infatti a delineare sempre più chiaramente la personalità dell’individuo con i suoi tratti unici, individuali, sempre più staccati dai “desiderata” famigliari.
Si viene a formare la propria direzione di vita, la propria “volontà”. Si definisce la persona nella sua complessità e interezza pronta a affrontare la vita.
In tutta questa fase di travaglio l’aspetto ormonale che si mette in moto per poi stabilizzarsi verso la fine del periodo adolescenziale, che dovrebbe corrispondere ai 21 anni, è una bella bomba che a volte è di difficile gestione. È un fuoco che  irrompe più o meno intensamente e velocemente nell’organismo e che deve essere arginato perché non bruci troppo.
E è proprio in questa fase così difficile e complessa che a volte vengono in aiuto delle forme infettive che quindi acquistano una loro valenza anche terapeutica per superare un momento che per alcuni soggetti può essere particolarmente critico.
Una di queste può essere la mononucleosi che ha, come si legge nella descrizione della malattia a fine articolo, un picco di incidenza maggiore in questa fascia d’età.
Ogni momento della vita, soprattutto quando è caratterizzato da un   passaggio, una crescita o un cambiamento, ha una patologia che le corrisponde maggiormente. Così come ogni epoca storica è segnata da un tipo di malattia che corrisponde alla fase di sviluppo del genere umano (vedi la lebbra, la  peste, il vaiolo, fino a arrivare all’AIDS).

Ma limitiamoci a analizzare in questo caso la mononucleosi per cercare di capire che ruolo possa avere, quando compare, nell’adolescenza.
A una lettura più banale si può rispondere che è questa l’età in cui ci si apre al mondo esterno in maniera differente. Possiamo parlare, anche se forse il termine è esagerato, di una maggiore promiscuità, è l’epoca dei baci, non a caso è chiamata anche malattia del bacio, del bere dalla stessa bottiglia. Ma non può essere solo questo perché quanti bambini giocando a calcio possono durante le partite bere dallo stesso contenitore, oppure quanti adulti si baciano eppure non contraggono la malattia per cui la comprensione deve essere anche a un altro livello.
Intanto come prima cosa si differenzia dalle malattie dell’infanzia. Queste ultime infatti hanno un quadro più generalizzato, interessano l’organismo nel suo insieme e nel decorso finale si localizzano alla cute cioè alla parte esterna dell’organismo, in genere sono più acute e dirompenti come sintomatologia con febbre alta e decorso rapido. La mononucleosi invece ha una localizzazione più interna con partecipazione di organi come milza, fegato, linfonodi che hanno una certa rilevanza nell’economia dell’organismo, e con decorso più lento e a volte subdolo.            
Si passa quindi a una fase di malattia più “adulta” che interessa non solo la parte più superficiale, ma anche gli organi interni.      
Ma c’è anche qualcosa in più, la tendenza dell’essere umano è quella di delinearsi, definirsi come individuo, dalla nascita in cui il bambino è ancora legato totalmente alla madre, è più esposto al mondo e quindi ha bisogno di lei per essere protetto, si passa anche attraverso le prime malattie alla costruzione di “barriere” protettive che interessano per prima cosa cute e mucose dove appunto, come si diceva, si manifestano le malattie esantematiche infantili. Viene poi stimolato e rinforzato l’apparato immunitario con la formazione da una parte di anticorpi perenni che durano quindi tutta la vita, se l’infezione è naturale, e dall’altra con lo sviluppo delle cellule dell’apparato reticolo endoteliale che rendono sia più accessibile il microrganismo per la produzione di anticorpi sia più efficace la prima difesa interna cercando di eliminare il virus o il batterio grazie alla sua capacità fagocitante.  E è proprio su quest’ultimo tessuto che maggiormente agisce la mononucleosi in un momento della vita in cui c’è un altro grosso cambiamento legato alla involuzione di una ghiandola  che svolge un ruolo molto importante nel bambino, il timo.
Senza entrare troppo in dettaglio per quanto riguarda il funzionamento del sistema immunitario, il timo è un organo fondamentale, nell’infanzia, per la maturazione di alcune cellule linfocitarie, in passato si riteneva che questa ghiandola si atrofizzasse con la pubertà oggi si pensa invece che ci sia un’involuzione anche se non la sua scomparsa. In ogni caso in questo periodo le funzioni che svolgeva il timo vengono sostituite dagli organi linfoidi periferici quali appunto fegato, milza e linfonodi proprio quelli vengono interessati dalla mononucleosi. Potremmo dire che a volte in soggetti in cui questa attivazione è più difficile il virus serve da starter per permetterne poi un funzionamento migliore, come se senza questo peggioramento l’organismo non riuscisse a supplire in modo adeguato alla funzione che necessita l’età adulta.
E per finire c’è anche un’altra possibilità di lettura, in questo caso ci può venire ancora una volta in aiuto l’immagine dell’uomo rappresentato come cerchio in cui si distribuiscono e si compenetrano quattro diversi elementi con le loro caratteristiche e proprietà.
Ogni individuo per essere in salute deve trovarsi al centro di questo ipotetico cerchio, qualsiasi stimolo che porta a un’allontanamento dalla posizione centrale deve essere controbilanciato da una forza pari e contraria che riporti l’equilibrio. Le fasi della vita hanno delle caratteristiche proprie che mettono in evidenza uno o più elementi rispetto agli altri e è proprio per questo motivo che per alcuni soggetti possono essere più o meno faticose da superare.
Nell’infanzia quando l’apparato linfatico sta formandosi e il soggetto è più legato alle influenze raffreddanti degli elementi che sono maggiormente rappresentati in questa fase (Aria e Acqua), per non squilibrarci troppo verso queste forze ci vengono in aiuto forme virali che tendono a stimolare la parte opposta (Fuoco e Terra) con una sintomatologia di tipo febbrile e esantematico. Per capire meglio quanto detto basti pensare al contenuto maggiore di acqua (Acqua) nelle cellule e quindi nell’organismo dei bambini e alla maggiore necessità di O2 (Aria), che introducono con la respirazione, indispensabile per il ricambio cellulare così veloce a quell’età.
Nell’adolescenza dove invece la spinta ormonale è così intensa e dove il Fuoco si attiva così velocemente c’è  bisogno di arginarlo per permettere una maggiore capacità di pensiero, un maggior distacco e quindi una maggiore lucidità.
Tipico di questa fase infatti è l’essere travolto dalle passioni di qualsiasi natura esse siano con la conseguenza di lasciare a volte uno spazio relativo alla razionalità e alla costanza nel perseguire i propri obiettivi.
Una malattia che colpisce il sistema linfatico quindi e che in questa età può essere asintomatica, a parte la stanchezza immotivata, aiuta a frenare il Fuoco, rallenta e permette quindi di avvicinarsi a una situazione di maggior equilibrio.
Quanto detto fino a ora sembrerebbe un inno alla malattia, in parte lo è. Ogni momento in cui presentiamo dei sintomi è sempre da considerare come uno sforzo da parte del nostro organismo di fare il meglio che può in quella situazione. Molte volte è il corpo stesso che supera la crisi attivando le sue potenzialità, altre volte, per motivi vari, non riesce in questo processo e allora corre in aiuto la medicina che deve però essere in grado di interpretare cosa sta accadendo per supportare il tutto con i mezzi e gli ausili più opportuni.

 

La mononucleosi è una malattia contagiosa di eziologia virale che interessa il sistema reticoloendoteliale cioè quell’insieme di tessuto diffuso nell’organismo in cui sono presenti i monociti e i macrofagi, cellule con funzione citotossica nei confronti di cellule neoplastiche e con capacità fagocitante verso microrganismi e detriti cellulari. Mentre i macrofagi costituiscono la forma matura tissutale, i monociti originano nel midollo osseo, circolano nel sangue periferico e da qui raggiungono velocemente i vari tessuti per trasformarsi nella forma matura (macrofagi). Per questo motivo in una situazione di assenza di malattia i monociti sono in bassa concentrazione nel sangue mentre aumentano in caso di mononucleosi .
È una malattia che può comparire a qualsiasi età, ma interessa maggiormente i giovani fra i 15 e i 25 anni, il virus, dopo la guarigione clinica, persiste a lungo nell’organismo e viene eliminato in grandi quantità con la saliva che rappresenta quindi la principale via di contagio, per questo motivo viene anche chiamata malattia del bacio. Il periodo di  incubazione varia dai 10-15 giorni a i 30-60 secondo l’età del soggetto, l’insorgenza può essere brusca con febbre alta, e infiammazione tonsillare, aumento delle dimensioni e della consistenza dei linfonodi della zona cervicale, ascellare, inguinale. Può essere presente anche l’ingrossamento del fegato e della milza, raramente si ha un esantema che ricorda quello della rosolia. Il quadro più evidente e acuto è tipico dell’età infantile mentre durante l’adolescenza o nell’età adulta i sintomi possono essere scarsi, si può avere una stanchezza immotivata, febbricola persistente, un aumento dei linfonodi, inappetenza o altri sintomi più o meno sfumati, in genere il decorso può durare 3-4 settimane, non necessita di terapie particolari se non riposo e dieta leggera.

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