COMINCIARE A IMPARARE
ADOLESCENTI VERSO UN MONDO CHE CAMBIA. IL RUOLO DELLA SCUOLA SECONDARIA

Pubblichiamo alcuni interventi presentati in occasione del Convegno di PerCorsi 2014.
Articoli di approfondimento sul tema dell'adolescenza e dell'istruzione secondaria sono pubblicati nel numero di aprile del quadrimestrale Percorsi Bio Salute.
Ringraziamo tutti gli autori.

 

cover cominciareimparare“Cominciare a imparare” è la traduzione di “Beginnings of learning”, titolo di un libro che raccoglie alcune conversazioni fra Krishnamurti e i suoi allievi, alla scuola da lui fondata in Inghilterra.
Siamo partiti da lì per questo nuovo progetto di PerCorsi: lo presentiamo attraverso gli articoli che seguono, con l’intento di approfondirne insieme i vari aspetti durante il Convegno del 10 maggio, che prosegue il nostro viaggio.
Continuando a raccontare, a modo nostro e da scorci diversi, la storia avventurosa di questo “individuo” che affronta la vita nelle varie tappe di un cammino fatto di moltitudine e solitudine, di un presente continuamente da scoprire tra eredità del passato e spinte verso il futuro, siamo arrivati a un grande capitolo, fra i più affascinanti e centrali dell’esistenza: l’adolescenza.
Guardando alla nostra attualità abbiamo voluto affrontarlo attraverso la scuola, con la sua forte valenza sociale e soprattutto “formativa”. La scuola è il luogo dove crescere sospinti dalle forze della propria giovinezza verso se stessi. Risulta chiaro come il tutto sia direttamente correlato alla salute dell’individuo e quindi alla sua azione nel mondo.
Naturalmente, focalizzandoci sulle storie dei “nostri ragazzi”, è inevitabile che nello sfondo emerga ben presente, e potrà magari ricevere nuova luce, anche l’energia adolescenziale che ciascuno di noi porta dentro, a ogni età.
Siamo qui tutti per imparare, augurandoci che non si spenga mai in noi il desiderio che ogni esperienza sia il più spesso possibile un prepararsi ad apprendere qualcosa di nuovo.
Si insegna per continuare a imparare, e il modo in cui lo si fa appartiene alla nostra personale ricerca, mostra chi siamo. Da formatori, genitori, comunicatori o in qualche modo “sostenitori”, si tratta sempre di un gioco doppio, quello dello scambio, della relazione. Accade ogni qualvolta io mi renda disponibile a crescere in prima persona, a non cessare di farmi domande nell’offrirmi all’altro e, visto che parliamo di “educazione”, potrò usare anche un pizzico della sapienza che ho maturato, come persona adulta e come professionista. La fiducia e il rispetto, di cui gli adolescenti sono ricercatori assoluti, fanno il resto.
Un’avventura solitaria, da insegnante o da allievo, sarebbe come un pensiero a metà, che non ha la forza di sbocciare per trasformarsi in crescita.
Certo poi serve lo studio, l’impegno, come strumento con cui costruiamo il nostro ponte fra l’altezza del cielo e la complessa fragilità della terra in cui camminiamo.
Ma per aiutarci in questa fatica ci viene incontro la vita stessa donandoci passione, voglia di scoprire e di sapere, curiosità. A condizione di non svilirle, assopirle o addirittura ucciderle, sono queste a tenere acceso e a poter canalizzare il fuoco della conoscenza e della voglia stessa di vivere.
Leggendo gli articoli via via che il numero veniva a costruirsi, mi hanno colpito con forza due elementi, che scrivo perché è bello farsi sorprendere da cose quasi ovvie nell’apparente semplicità. La prima è l’amore che ho colto nelle parole dedicate a questi ragazzi, attraverso il fervore a volte, il sincero e delicato interesse ad avvicinarsi a loro, in altre, o la ricerca di significato fra il desiderio di proteggerli e la fiducia nelle loro vite.
E poi lo sguardo, espresso in immagini: il giorno in cui ti ritrovi a incrociare, alla tua stessa altezza, gli occhi di tuo figlio, e ti accorgi all’improvviso che non è più un bambino. O lo sguardo al suo   orizzonte, che anche come insegnante devi aver cura di non ostacolare mai, di non fronteggiare o offendere in alcun modo, ma di lasciare libero e arioso.
E non c’è niente, io credo, di più poetico e “educativo” di questa dolce e smisurata fiducia nel senso di ogni cosa della vita."
Rita Vitrano

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