In tutte le visioni terapeutiche l’aspetto alimentare è sempre stato più o meno approfondito sia per quanto riguarda la prevenzione sia per la cura delle varie patologie; giusto per fare alcuni esempi si può pensare all’importanza della dieta nella medicina cinese, nell’ayurvedica e in quella ippocratica per capire da quanto tempo si riflette su salute e alimentazione.

Non è stato da meno Hahnemann, padre dell'omeopatia, che ha affrontato l'aspetto nutritivo in molti suoi scritti e sotto vari punti di vista. alimenomeop

· Come medico pose l’accento sull’importanza di una giusta alimentazione e su come il cibo non debba diventare un ostacolo alla cura (paragrafo 4 dell'0rganon).

Esiste quindi un primo livello di educazione alimentare che andrebbe fatta a tutti e che può essere riassunta con quelle che sono le indicazioni più recenti condivise dalla maggior parte dei nutrizionisti: riduzione delle proteine animali, dei grassi, degli zuccheri e maggiore spazio ai cereali, alle verdure ai legumi.

Come esseri umani abbiamo tutti bisogno di un buon nutrimento per costruire quelli che sono le basi e la struttura del nostro organismo, per questo motivo è importante una giusta quantità e sopratutto qualità di principi alimentari quali le proteine, i carboidrati, i grassi, le vitamine e gli oligoelementi. La quantità è in rapporto alla costituzione, al tipo di vita, al sesso e al momento della vita della persona. Per quanto riguarda la qualità, il discorso può essere allargato a tutti gli esseri umani poiché il cibo industriale, trattato con sostanze chimiche e coltivato fuori dalla stagione di crescita, tende a indebolire l'individuo sottoponendo gli organi a un lavoro maggiore oltre a essere, il più delle volte, un cibo vuoto non tanto per le calorie, ma per il contenuto delle sostanze nutritive.

Gli alimenti, infatti, cresciuti forzatamente, hanno ormai alterato il loro equilibrio fisico-chimico. Ortaggi o cereali coltivati in terreni in cui si attua la monocultura, si usa quindi il campo sempre per la stessa coltivazione senza ruotarlo periodicamente, non avranno più certi oligoelementi in quanto la terra viene depauperata sempre dalle stesse sostanze di cui necessita quel prodotto senza nessun ricambio.

Anche l'uso di sostanze tipo diserbanti o conservanti o altro impoveriranno il prodotto di sostanze necessarie per il funzionamento dell'organismo. A questo proposito si può citare la comparsa sempre maggiore, negli ultimi anni, di sintomi correlati a una scarsa assunzione di magnesio, con una soluzione che diventa doppiamente di tipo economico per cui si usano i diserbanti nel terreno e dall’altra si producono integratori dietetici per supplirne la mancanza.

Si raccomanda quindi, dove possibile, un cibo biologico, a filiera corta, non coltivato troppo lontano dal luogo in cui si vive, di stagione e consumato il più possibile fresco, sia cotto sia crudo. Prodotti integrali per aiutare un maggior assorbimento di oligoelementi e per non incrementare il tasso glicemico con ulteriore dispendio di insulina e quindi di lavoro da parte del pancreas.

Di cibo ci si può ammalare sia per un eccesso sia per l'utilizzo di alimenti dannosi sia per quello di prodotti troppo trattati chimicamente. Il primo passaggio consiste quindi nell'alleggerire e nell'educare il paziente nella scelta di un tipo di alimentazione più sana.

· Un aspetto ancora legato a questa fase è la correzione della dieta da parte del medico secondo il tipo di patologia della persona. Hahnemann in uno dei suoi scritti minori " Sono gli ostacoli alla cura insormontabili nella medicina pratica ...." del 1797, illustra numerosi esempi partendo da una situazione limite di un paziente alcolista. Chiede, in questo caso, quale medico inizierebbe una cura senza aver cercato di illustrare gli effetti nocivi di tale abitudine e aver esposto la difficoltà a curarlo senza una sospensione dall'alcool. Oppure illustra dei casi più semplici in cui il medico deve consigliare per un paziente asmatico e linfatico la sospensione delle patate in quanto possono aggravare la sua sintomatologia, oppure la sospensione o la diminuzione del caffé in soggetti nervosi ecc....E' qualcosa di più rispetto alle norme igieniche che ci insegnano per cui vanno levati i fritti o i troppi grassi o gli alcoolici in caso di un fegato poco funzionante o il cioccolato, il pomodoro e in genere tutti i cibi che contengono troppa istamina in caso di soggetti allergici. Hahnemann senza dubbio aveva una conoscenza maggiore per quanto riguarda la vera natura degli alimenti e gli effetti che questi potevano causare sull'organismo. Per cui non dare da mangiare la patata a un soggetto linfatico voleva dire non aggiungere una natura fredda come quella della patata a soggetti con tendenza a un rallentamento e a una alterazione della circolazione linfatica che per sua natura è più fredda e lenta rispetto per esempio a quella sanguigna.

· C' è poi un altro livello che riguarda l'individualizzazione, siamo sì tutti esseri umani con determinate richieste, ma siamo anche degli individui (“ La scienza si serve di concetti troppo generali per poter soddisfare alla ricchezza soggettiva della vita singola” C.G Jung da Ricorsi, Sogni, Riflessioni) con una nostra storia, un nostro pensiero, una nostra struttura che può necessitare maggiormente di certi cibi o di certi sapori.

E qui si aprono altre considerazioni che riguardano il soggetto in salute e malattia. In caso di una persona sana ci saranno delle propensioni verso determinati cibi, colori o sapori che hanno a che fare con la sua costituzione, attività fisica ecc... Naturalmente vanno accettate e sostenute, se non in eccesso o dannose, le scelte individuali; in una condizione ideale di salute, l'organismo dovrebbe scegliere istintivamente quello che gli va bene in quel determinato momento senza che sia necessaria nessuna conoscenza intellettuale dei principi alimentari.

Ci sono poi i casi in cui il soggetto si ammala. In caso di una malattia acuta l’energia vitale del soggetto " grida" o per lo meno mostra più chiaramente quali sono le sue necessità. Nelle situazioni di acuzie il paziente sa chiaramente cosa gli fa bene e cosa invece lo aggrava sia per quanto riguarda il cibo, sia per le posizioni da assumere in caso di dolore, sia per l’uso del freddo o del caldo o per il movimento. Il medico dovrebbe rispettare questi bisogni e a livello omeopatico leggere i desideri espressi così chiaramente come un aiuto ulteriore per la scelta dell'eventuale rimedio, nel caso la sua energia vitale non riuscisse a superare la manifestazione acuta o ne fosse troppo indebolita.

Diverso è invece il discorso per quanto riguarda le malattie croniche, cioè quei disturbi che esordiscono insidiosamente e più o meno lentamente si aggravano nel corso della vita. In questi casi il soggetto può presentare dei desideri o delle avversioni alimentari legate al suo stato di salute. Per esempio un paziente che non riesce a assorbire una data sostanza potrà all’inizio della sua patologia averne un forte desiderio per riuscire a supplirne la mancanza. Si usano spesso gli esempi legati a un’insufficiente assorbimento di sale o di calcio da parte dell’organismo con conseguente ricerca di queste sostanze. In una fase iniziale il paziente compenserà la sua difficoltà ingerendo la sostanza in maggiore quantità, ma visto il deficit di assorbimento a lungo andare anche questo meccanismo andrà a rompersi con successivo aggravamento della patologia. In questi casi sopprimere il desiderio della sostanza repentinamente può solo aggravare il paziente senza portare a nessun risultato, la diminuzione del desiderio verso un dato alimento verrà a scolorirsi nel momento in cui, con il giusto rimedio, si migliora o si riequilibra lì, dove c’è una mancata assimilazione.

Il desiderio di un determinato cibo, quando marcato, è sempre, nelle malattie croniche, spia di qualche difficoltà che può essere tradotta sia a livello fisico sia a un livello più interno. Nel caso di un bisogno eccessivo di uova, desiderio tipico di un rimedio omeopatico che si chiama Calcarea Carbonica, quello che l’organismo non sa maneggiare è il calcio, elemento necessario per la nostra struttura ossea. È infatti la sostanza che ci rende vertebrati che ci dà la capacità di diventare adulti, di passare alla posizione eretta. La difficoltà legata al calcio a livello mentale corrisponde a una fatica a crescere, infatti, il soggetto che necessita Calcarea Carbonica, viene descritto come un individuo con comportamenti infantili, che non riesce a sostenersi con le proprie gambe, ha bisogno di protezione che esprime anche con la voglia di non uscire di casa e con molte paure. Nella fase iniziale la maggiore assunzione della sostanza può supplire la difficoltà nell’assorbirla,quando la patologia è più avanzata o l’energia vitale del soggetto è più debole la fase compensatoria viene a sparire e si possono avere desideri che aggravano maggiormente la patologia del soggetto.

Prendiamo per esempio un altro caso in cui l’individuo ha sempre mostrato un marcato desiderio di sostanze dolci che in una prima fase avevano lo scopo di supplire alla sua difficoltà di utilizzarle e metterle in riserva e a livello più alto mettevano in luce una sua incapacità di introiettare l’amore e di portarlo all’interno senza avere continuamente bisogno di manifestazioni di affetto e attenzione. Con l’andare del tempo si può manifestare in questa persona il diabete, continuare, in questa fase, a mangiare dolci, seguendo il desiderio ancora più impellente dell’organismo , andrebbe solo a aggravare la situazione, è quindi indispensabile diminuire gradualmente gli zuccheri fino alla loro eliminazione oltre alla somministrazione del rimedio omeopatico.

Per riassumere, in caso di un individuo sano i desideri e le avversioni vanno letti come bisogni istintivi da parte dell’organismo che sa quello di cui ha bisogno.
Nella fase acuta i desideri e le avversioni sono da una parte necessità impellenti dell’organismo che devono quindi essere rispettate, dall’altra chiare indicazioni per la scelta del rimedio adatto.
In caso di malattie croniche in una prima fase i desideri alimentari svolgono un ruolo compensatorio che deve essere tradotto e capito per arrivare al giusto rimedio, in una seconda fase possono essere dannosi per l’organismo che quindi deve essere aiutato sia nella sua sospensione sia attraverso un rimedio omeopatico adatto.

· Un altro punto riguarda l’uso di certe sostanze durante il periodo di assunzione del rimedio omeopatico.

Ci sono degli alimenti che sarebbe meglio evitare per tutti poiché hanno un’azione anti dotante sui vari rimedi (menta, liquirizia, canfora), ci sono poi delle sostanze che soprattutto nelle malattie croniche, andrebbero limitate in quanto non hanno una funzione puramente nutritiva, ma hanno delle proprietà medicinali o tossiche che possono quindi interferire o rallentare la reazione al rimedio. Hahnemann fa un lungo elenco in cui cita anche il caffé o il te o le spezie o i liquori proprio per la loro azione tonica e per alcune di queste medicamentosa. Sicuramente sono da sconsigliare in caso di malattie croniche o nei soggetti con scarsa vitalità, in situazioni meno importanti possono essere ridotte in modo da favorire una più rapida azione del rimedio.

Esiste poi una serie di alimenti che andrebbe eliminata in relazione al rimedio che assume il soggetto, alcuni farmaci omeopatici hanno infatti delle sostanze che li anti-dotano o li indeboliscono in modo specifico. Hahnemann porta l’esempio di un gruppo di rimedi che appartiene alla famiglia delle Solanacee (Belladonna, Stramonio, Hyosciamus ecc) la cui azione sarebbe indebolita dall’assunzione contemporanea da parte del soggetto di acidi vegetali. Altri esempi sono il caffé quando vengono usate Nux vomica o Ignatia, le cipolle o i cibi pesanti per Lycopodium, i farinacei per Natrum muriaticum o i latticini per le Calcaree o le Magnesie ecc… Questo è valido soprattutto nei casi in cui noi identifichiamo una bassa reattività del soggetto o uno stato particolarmente grave o debilitante e abbiamo quindi bisogno di mettere l’organismo nello stato migliore per poter accogliere e reagire al rimedio.

Un discorso a parte si può fare per quanto riguarda i cosiddetti disturbi alimentari così comuni in questi ultimi anni , in questi casi non è tanto un intervento sulla dieta, ma un trattamento più profondo che deve prendere in considerazione la sintomatologia complessiva del soggetto.

I disturbi più frequenti, oltre a quelli più evidenti che si possono sintetizzare con un rifiuto al cibo (anoressia) o con un suo bisogno continuo o parossistico (bulimia), sono quelli che si situano a metà strada con delle manifestazioni più sfumate e a volte mascherate di rifiuto o intolleranza verso determinati alimenti e/o di uso smodato di altri.

In omeopatia sono tanti i rimedi che possono essere utili per questi tipi di manifestazioni alla loro base hanno però quadri sintomatologici differenti sia a livello mentale, fisico e generale .

In caso per esempio di rifiuto del cibo possiamo avere una situazione come quella di Thuja in cui la rigidità della persona, la ritualità e ossessività con cui si relaziona al cibo e alla vita è espressione del suo bisogno di presentare un’immagine fissa e il più possibile perfetta all’esterno, non si sente amata o ha la sensazione di non essere stata amata e non può quindi mostrarsi per come è veramente, spesso ha un’immagine distorta del suo corpo per questo motivo può vedersi più grassa di quanto lo sia in realtà.

Un altro rimedio che si rifiuta di mangiare è Arsenicum Album che pensa che tutto gli possa fare male, è uno dei rimedi che presenta in maniera evidente la paura della morte, controlla quindi tutto per paura della malattia.

Ignatia invece non mangia per afflizione, in caso di dolore emotivo o di sofferenze sentimentali, Sepia per un problema legato alla sessualità, soprattutto, in caso di donne, per il rifiuto della femminilità e di come il corpo può esprimerla. Sono solo pochi esempi, limitati alla descrizione della sfera emotiva, per fare capire come dietro al rifiuto del cibo c’è un mondo differente da persona a persona e come in omeopatia va capita la sua espressione non perdendo di vista poi il resto della sintomatologia, fisica e generale.

Dall’altra parte abbiamo situazioni opposte e a volte usiamo anche gli stessi rimedi che possono presentare sia anoressia sia bulimia ( vedi Ignatia). Per esempio abbiamo Pulsatilla che mangia tutto come sostituto di un affetto che pensa di non avere o Calcarea perché il cibo le dà protezione, ha paura di morire di fame e ha paura della povertà o Staphysagria per una rabbia non espressa o in generale per lo sforzo che compie quotidianamente nel controllare le sue emozione o come tanti altri ognuno con una sua storia.

Resta poi il problema delle intolleranze o delle difficoltà a utilizzare certi cibi come risultato di una società in cui il cibo è sempre più manipolato vedi per esempio il latte il cui abuso negli anni sessanta e la cui produzione sempre più forzata ne fa un prodotto sempre più allergizzante o difficilmente digeribile, stesso discorso per il glutine la cui concentrazione sta diventando sempre più elevata nel grano pare che dal 12% di glutine presente nei grani più antichi si sia passati ora al 18% per garantirne una migliore tenuta nella cottura delle farine e della pasta. L’organismo viene sottoposto a una concentrazione sempre più elevata e a una quantità maggiore, dato anche l’uso particolare che si fa del grano in Italia, per cui sempre più soggetti stanno mostrando se non una propria e vera celiachia una difficoltà nella sua digestione con un passaggio a volte in circolo della proteina non digerita.

Da qui di nuovo l’invito a diversificare il più possibile i cereali e i prodotti in genere in modo da non sovraffaticare l’organismo con prodotti difficili da metabolizzare.

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