Solitamente chi pratica sport dalla più tenera età si trova nell’adolescenza davanti ad un bivio: smettere l’attività o praticarla con un impegno importante, sport adolescenzaanche tutti i giorni due volte al giorno!!
Spesso vi sono confronti - scontri con i propri allenatori i quali, in modo spesso molto brutale, spingono i ragazzi a smettere l’attività sportiva perché ritenuti non  particolarmente dotati (dando un grosso contributo allo sviluppo dell’autostima!!!).
I carichi di lavoro diventano sempre maggiori, all’attività specifica sportiva si aggiunge la palestra con impegni fisici anche molto importanti.
Contemporaneamente la scuola richiede sempre più impegno ed ore di studio, l’esigenza di confrontarsi con l’altro sesso e di frequentare liberamente i propri coetanei sono aspetti importanti.
Spesso mi viene chiesto da parte dei genitori cosa sia bene per la salute del proprio figlio, se smettere o continuare a fare sport. Una riflessione ad ampio raggio sul significato della pratica sportiva diventa imprescindibile.
Spesso sento dire che il bambino o la bambina ha iniziato a fare sport per “allargare i polmoni”, per non stare tutto il giorno davanti al computer o alla TV, perché era sovrappeso, perché “io ho fatto questa attività e così posso stare meglio dietro a mio figlio/a (senza chiedere se anche il ragazzo/a è d’accordo)... Lo sport, per fortuna, è qualcosa di più: se si ha la fortuna di trovare uno staff di dirigenti, allenatori, preparatori atletici, preparati e motivati, insegna a perdere, a riconoscere i propri valori e quelli degli altri, ad accettare i propri limiti, a confrontarsi, a rendersi conto, anche negli sport individuali, che si vince e si  perde tutti insieme. Si impara il rispetto per i propri compagni e per gli avversari, si capisce cosa voglia dire sacrificarsi e impegnarsi per qualcosa (spesso ci vuole un anno di lavoro per andare forte una sola volta nella stagione!!!), ci si educa ad uno stile di vita sano (niente alcol, né sigarette, né alimentazione scorretta).
Questi sono valori universali che, chi è stato atleta, si porta dietro per tutta la vita. Con questo senso del rispetto e di realtà verso se stesso e verso gli altri, la persona affronterà   gli studi, il lavoro, le relazioni interpersonali, insomma la vita.
Lo sport aiuta a diventare uomini e donne prima di tutto nella testa, poi anche nel fisico.
E a proposito di quest’ultimo aspetto: siamo proprio   sicuri che fare sport faccia bene alla salute?  A tal riguardo in passato, ma ancora oggi, se ne parla molto. Ci sono studiosi, esperti, specialisti che  suggeriscono solo alcuni sport, altri che li consigliano tutti, altri ancora che non ne approvano alcuno. Nella pratica di uno sport, poi, si consigliano alcune   specialità a discapito di altre (ed ovviamente non vi è unanimità di vedute!!!).
Io penso che oggigiorno, in generale, una pratica sportiva sia necessaria fin dalla tenera età. Sempre più spesso vedo bambini in sovrappeso, scoordinati, impacciati nei movimenti. Se si chiede loro cosa fanno durante il giorno ci si rende conto che manca il principale degli sport: i giardini!!! Fino a pochi anni fa tutti i bambini, tutti i giorni, correvano sotto casa, si arrampicavano sugli   alberi o sui muretti, giocavano a calcio, a campana, a nascondino, ai 4 cantoni, andavano in bicicletta ed altro ancora. E non per un’ora ma quasi tutto il pomeriggio.
Oggi questo manca e si vede. Poco tempo fa una mamma mi raccontava che il figlio non voleva andare in gita scolastica in un parco naturale poiché l’escursione prevedeva l’utilizzo della bicicletta ed il figlio, a 13 anni, non ci sapeva andare. Aveva paura di essere preso in giro. All’appuntamento successivo, incuriosito, chiesi alla madre come era andata la gita del figlio. Mi rispose che era partito impaurito ma che, una volta arrivati, era andato tutto bene: 13 ragazzi su 27 non sapevano andare in bicicletta (mal comune mezzo gaudio!!!). Ma la cosa che mi colpì maggiormente fu che le guide del parco erano perfettamente organizzate: avevano un ampio garage con più di cinquanta biciclette per ragazzi con le rotelle!!! Questo, solo 20 anni fa, sarebbe stato impossibile solo da pensare.
Certe capacità coordinative, o meglio propriocettive, si imparano solo in specifiche fasce di età. Ecco perché, mancando la palestra dei giardini, è fondamentale che venga praticato uno sport fin dall’infanzia. Anzi, possibilmente, farne anche più di uno, contemporaneamente o uno alla volta.
Il concetto di “mens sana in corpore sano” non è solo uno slogan ma una realtà ampiamente documentata da varie ricerche scientifiche. Chi fa sport, statisticamente, ha maggior capacità di concentrazione, di apprendimento, si ammala di meno, ha uno sviluppo motorio migliore, è più tranquillo e sereno. Insomma ha benefici a livello psicologico, neurologico, immunitario, endocrinologico, muscolo-scheletrico, cardio-circolatorio.
Va da sé che dovrebbe essere il bambino/a a scegliere lo sport che vuol fare e non il genitore. Cambiare più sport da piccoli, inoltre, permette di scegliere con più consapevolezza quello che si vuol fare quando si ha l’età giusta per fare una pratica agonistica.
Torniamo all’età adolescenziale.
In questa età chi fa sport lo fa a livello agonistico. L’impegno è quasi sempre giornaliero e della durata di almeno 2 ore. Il corpo è molto sollecitato.
Spesso mi viene chiesto quali sport possono fare male alla schiena, causare la scoliosi o altri dismorfismi. In realtà la bibliografia ci dice tutto ed il contrario di tutto. Facciamo un esempio: fino a qualche anno fa si diceva che il tennis procurava la scoliosi ed il nuoto invece la faceva passare. Ora si dice l’esatto contrario!!! Personalmente penso che lo sport non faccia venire né passare la scoliosi, anche se può favorirne lo sviluppo.
Ritengo che la prima causa di dismorfismo sia la natura: c’è chi nasce con la scoliosi, chi con una dismetria di arti, chi con una cifosi etc...
Secondariamente chi gioca un ruolo decisivo nello sviluppo del dismorfismo sono la preparazione atletica e l’allenamento. Se si fanno fare carichi di lavoro eccessivi o sbagliati in base all’età dell’atleta ci saranno peggioramenti dello sviluppo muscolo-scheletrico. Pensate alle ginnaste dell’est Europa che a 14 anni vincono le olimpiadi: già a 18/20 anni hanno grossi problemi fisici. L’osteopatia può fare molto in ambito sportivo. Sempre  più spesso nello staff medico delle  squadre professionistiche e nazionali ci sono osteopati.
Intendiamoci: l’osteopatia non fa migliorare le prestazioni; lo fa l’allenamento. Chi dice il contrario vende fumo. E’ ovvio che se attraverso l’osteopatia prevengo gli infortuni, mi posso allenare con più continuità e quindi andare più forte.
In ambito sportivo l’osteopatia lavora in due settori: quello preventivo e quello legato agli infortuni.
Ambito infortunistico: l’osteopatia accelera il recupero dell’atleta in modo determinante. In alcuni casi è di primaria importanza (problematiche muscolo-tendinee e legamentose, asma, cefalea, dolori mestruali etc...), in altre è secondaria all’intervento del chirurgo e del fisioterapista (ad esempio rottura di un menisco o del legamento crociato anteriore del ginocchio).
Ambito preventivo consiglio sempre di prendere in considerazione il livello dell’atleta e l’età. E’ inutile far spendere soldi alle società o, peggio, alle famiglie, per lavori altamente specifici che richiedono molto tempo.
In età adolescenziale possono essere fatti 2 controlli posturali l’anno e, in collaborazione con lo staff della squadra, impostare piani di lavoro specifici per mantenere libere le catene muscolari retratte. Solo nel periodo precedente le gare si possono fare sedute di liberazione muscolo-scheletrica e fasciale per favorire la liberazione dei movimenti articolari. Su atleti più evoluti e di sicuro avvenire si possono fare moltissime cose ma in stretto rapporto con l’allenatore ed il preparatore atletico. Il controllo posturale prenderà in considerazione l’aspetto occlusale, visivo e podalico, per la correzione degli squilibri presenti. Lo studio dettagliato delle catene muscolari permetterà di trovare le restrizioni mio-fasciali che possono favorire la comparsa di infortuni. A questo punto, in accordo con il preparatore atletico, ci sarà un’impostazione di esercizi posturali specifici da effettuare giornalmente.
Nella fase di carico di lavoro, periodo che dirà l’allenatore, le sedute osteopatiche saranno mirate agli organi che hanno un surplus di lavoro come il fegato ed i reni (per il recupero di acido lattico etc...).
In fase di avvicinamento alle gare o alle partite più importanti ci sarà un lavoro principalmente fasciale mentre in quella poco precedente la gara il lavoro sarà principalmente indirizzato all’aspetto muscolo-scheletrico.
Nel post-gara, poi, saranno fatti trattamenti specifici per il recupero, sul piano fasciale.
Chi dovrebbe far seguire in modo così approfondito i propri atleti è la società sportiva. Purtroppo questo accade molto raramente nel territorio fiorentino e solo alcuni genitori capiscono l’importanza di non sottovalutare l’aspetto fisico del proprio figlio.
Prima o poi smetterà l’attività agonistica e, se ci sono problematiche, quelle si struttureranno in modo definitivo causando problemi non all’atleta ma alla persona.

bartoloni1Durante il mio percorso di studio, ho incontrato Michel Caffin, che ha scritto un bellissimo libro, comprensibile anche ai non addetti ai lavori:“Quello che i denti dicono di te”.
Nello scrivere questo libro l’autrice intende far scoprire il linguaggio della bocca soprattutto a quelli che ancora ignorano che i loro denti, per lo più alla loro insaputa, si esprimono. Decodificarne le espressioni è un modo per poter riconoscere se stessi, per accedere a un nuovo stato di coscienza e far luce su una dimensione inconscia che ci spinge ad agire alla cieca.
Quando la dottoressa Caffin si trova davanti un paziente non può che partire da una situazione di disordine, di caos, che può toccare la fonetica, l’occlusione, la respirazione, per esempio come succede nei bambini che respirano scorrettamente con la bocca predisponendosi a posizione dentarie scorrette.
La lingua invece che aderire al palato superiore, se ne sta orizzontale, sprofondata erroneamente tra le arcate durante la deglutizione.
Questi disordini corrispondono ad altrettanti problemi nascosti nell’inconscio.
“Rendere cosciente” dei loro traumi o dei comportamenti dannosi che hanno causato il disturbo, a volte porta dei cambiamenti sia nei pazienti, che non sono più le stesse persone di prima, sia nei loro denti.
L’agopuntura è una medicina completa, pratica, fondata su sistemi metafisici in cui l’agopuntore cerca, prima di tutto, l’origine del male per curare il sintomo; insegna che alcune parti del corpo come la lingua, i piedi, le mani, il volto, le orecchie, gli occhi, sono una cartografia nel corpo umano e che infilando un ago, ad esempio nel mignolo del piede, si può curare una lombalgia; analogamente, infilando un ago in un punto preciso della caviglia, si elimina un certo tipo di paura e di incubo.
Lo studio di queste materie l’ha indotta a riconsiderare i denti sotto una nuova luce: giacché ciascun dente è in relazione con un meridiano di agopuntura, non potrebbe essere una zona riflessa, proprio come gli occhi, i piedi e le mani? Ha potuto verificare le relazioni teorizzate tra il molare inferiore e le vertebre lombari, tra gli incisivi centrali e i reni e la vescica, e in numerosi casi ha potuto costatare la correttezza di queste relazioni o somatopie.
In base a tutti questi dati ha conseguentemente dedotto che se esiste  una correlazione tra gli organi fisici, deve esserci una correlazione anche tra i denti e le logge energetiche, quindi con i meridiani di agopuntura; e se ogni loggia energetica corrisponde ad un sentimento, quindi ad un fattore psichico, dovrebbe essere possibile tracciare una cartografia psico-emotiva dell’individuo basandosi sui suoi denti.
Di solito un dente viene esaminato in base alla morfologia, la posizione e la patologia, ma qui si tratta di risalire da ciò che è visibile ad occhio nudo a qualcosa di invisibile, a quale processo stia all’origine della manifestazione fisica del dente. Il dente è un’articolazione non mobile, con un suo sistema di legamenti che la collegano all’osso alveolare, un osso che compare con il dente, e poi con il dente scompare.
Questo ha un significato sul piano simbolico? Simbolicamente, tutto ciò che si trova all’interno corrisponde all’inconscio: il dente, allora, è il luogo in cui l’inconscio diventa visibile e dunque cosciente.
Sono nozioni apparentemente complesse rappresentate tuttavia da uno schema semplicissimo: una croce, il cui centro è collegato alla bocca, sarà lo schema che useremo per impossessarci delle chiavi delle corrispondenze morfo-psicologiche, e decodificare il significato in ogni dente sul piano emozionale.
Possediamo un asse verticale fisso, immutabile, un asse orizzontale mobile, in permanente squilibrio, nel senso che siamo tutti dei malati, più o meno in buona salute.
La posizione superiore dell’asse verticale detta POLO SUD si riferisce alla testa dell’uomo ed è collegata alla loggia cuore–piccolo intestino. Si riferisce all’elemento FUOCO, all’ESTATE, al colore ROSSO, alla COSCIENZA.
La posizione inferiore, detta POLO NORD, i piedi dell’uomo che poggiano in terra, è in rapporto con la loggia reni-vescica; si riferisce al vissuto ancestrale, all’elemento ACQUA, all’INVERNO, al colore NERO, alla VOLONTA’.
Il braccio orientale dell’asse orizzontale rappresenta la loggia fegato-vescica biliare. Si ricollega alla PRIMAVERA, all’elemento LEGNO, al colore VERDE, all’AGGRES-SIVITA’.   
Ad ovest troviamo la loggia polmone-grosso intestino, il COLORE bianco, l’elemento METALLO, l’AUTUNNO, la TRISTEZZA.
Il punto d’inserzione delle due assi corrisponde alla loggia milza-pancreas/stomaco: è collegato al colore GIALLO, alla RIFLESSIONE, alla MEMORIZZAZIONE, alla fine dell’ESTATE, all’elemento TERRA: la dimensione in cui l’uomo si ristruttura in permanenza, detto anche punto di riferimento interiore. Durante l’anno l’energia circola da una stagione all’altra, e tra due stagioni, vi è un periodo di 18 giorni in cui l’energia ritorna al centro, ossia alla MILZA.
Ogni loggia in agopuntura è dotata di un organo sensoriale di riferimento, e la bocca è l’organo sensoriale di   riferimento della loggia MILZA-PANCREAS-STOMACO.
Ci rimanda alla nozione dell’uomo canale, un canale energetico che corre tra la bocca e l’apparato genitale. Due estremità dotate di una funzione creatrice.
Da un  lato la creazione del verbo, dall’altro, la nascita della Vita.
Nella donna, piacere e dolore sono collegati a questi due poli: il ciclo mestruale e il parto avvengono nel dolore, mentre la bocca è legata al piacere del gusto e, di conseguenza, a una connotazione più sensuale.
La bocca è sempre stata carica di significati, giacché è grazie alla bocca che la fame è saziata e che le forze vitali sono introdotte per rigenerare il corpo, che l’aria penetra nei polmoni. E’ per mezzo della bocca che si esprime il linguaggio, veicolo del nostro sentire. Che sia un sorriso o una smorfia, la bocca svela una parte più intima di noi: allora diventa fondamentale il ruolo dei denti, del sorriso, per la forma, per come sono impiantati e per il rapporto tra essi. I testi della tradizione ebraica dicono che la testa dell’uomo è contenuta nel cielo e nella genesi. Dio separa il mondo divino dal mondo terreno, separa le acque di sopra dalle acque di sotto. L’uomo è il rappresentante del cielo sulla terra e porta in sé tutte le dimensioni dell’universo.
La relazione psico-morfologica dentale è una delle sintesi dell’individuo in cui leggiamo la sua storia e la sua vita presente.
Passa attraverso l’osservazione del dente e della sua forma, della sua posizione in bocca, della sua fisiologia, e del suo stato energetico.
Si tratta di una griglia schematica della bocca che consente una prima definizione dei denti, quadrante per quadrante, riconsiderandoli poi individualmente all’interno di ciascun quadrante, con una definizione propria. E’ possibile tracciare l’asse orizzontale e l’asse verticale corrispondenti alle parti YANG e YIN:
L’asse orizzontale separa l’osso mascellare superiore dal mascellare inferiore, come un confine tra il desiderio e l’universo concreto; l’asse perpendicolare delimita a destra ciò che corrisponde all’emisfero celebrale sinistro (la dimensione analitica, razionale, materiale, concreta). E a sinistra ciò che corrisponde all’emisfero celebrale destro (la dimensione della sensibilità, del desiderio, dell’affettività, della percezione interiore).
Possiamo allora definire i quattro quadranti come segue:
Quadrante superiore destro: aspiro a poter manifestare qualcosa di concreto nel mondo esterno.
Quadrante superiore sinistro: aspiro a esprimere un sentimento che è già dentro di me
Quadrante inferiore destro: attivo nella dimensione concreta la mia aspirazione (l’ambito lavorativo in cui si incarnano le nostre aspirazione)
Quadrante inferiore sinistro: traduco in manifestazione la mia sensibilità
Ci si può allora chiedere perché è stata toccata soltanto la parte destra e per avere una risposta ci sarà di grande aiuto l’analisi dei quattro quadranti. Su ciascuna arcata dentale i denti sono disposti in due paia: quattro incisivi, quattro premolari e quattro molari; ma abbiamo un solo paio di canini e un solo paio di denti del giudizio. Il fatto che i denti procedono per due o per multipli di due ricalca il dualismo in cui viviamo. La dentizione si costituisce come la volta, dove la chiave di volta è rappresentata dai canini, i denti del giudizio fungono da base, da pilastri. I canini compaiono quando l’individuo diventa capace di dare la vita, e i denti del giudizio solo quando avrà integrato tutti i piani della sua trasformazione.
Il corpo è infatti ologramma, e ciò che è visibile in un   dato punto ha altri luoghi di proiezione, in altre parti del corpo, ove è possibile rilevare, per risonanza, un disturbo in senso ascendente o discendente: per esempio un molare inferiore malato può scatenare una sciatica e una sciatica può fare venire un dolore al molare inferiore. Per rilevare queste corrispondenze possiamo procedere con questo tipo di lettura: nella porzione superiore del corpo (il tronco) troviamo corrispondenze che riguardano la posizione di arcata, superiore o inferiore, che va da canino a canino: i canini superiori e inferiori corrispondono alla spalla, a loro volta correlate alla volontà.
Gli incisivi superiori o inferiori sono in relazione sia con la tiroide, ghiandola legata all’integrazione personale, sia con lo stomaco, proposto a digerire gli alimenti ma anche le emozioni e gli stress più indigesti, sia con la vescica, legata a sentirsi minacciati nel proprio spazio   vitale o paura della morte, e patologie come cistite ed enuresi.
Lo stomaco è associato alla dimensione affettiva, questo ci fa constatare la corrispondenza tra le emozioni mal digerite e il dente. I molari corrispondenti alle anche e all’insieme del bacino, i premolari al ginocchio, gli incisivi alle caviglie.
L’estrazione dei quattro denti del giudizio in un colpo solo ha spesso nelle donne ripercussioni sulle mestruazioni, che diventano più dolorose e più abbondanti. Le corrispondenze tra i denti e i meridiani dell’agopuntura possono spiegare alcune manifestazioni patologiche: ad esempio gli incisivi centrali e laterali sono in rapporto con il meridiano rene-vescica e quindi con problemi ginecologici, soprattutto quelli legati all’andamento dell’ovulo e i problemi di enuresi. I canini sono in relazione con il meridiano fegato-vescica biliare; il riferimento qui è alla libido e al funzionamento delle ovaie.
I premolari superiori e i molari inferiori corrispondono al meridiano polmone-grosso intestino e quindi correlati alla perdita di capelli e alla sinusite. I molari superiori e premolari inferiori sono in rapporto con il meridiano milza-pancreas e stomaco: disturbi circolatori e stanchezza. I denti del giudizio corrispondono al meridiano cuore-piccolo intestino, disturbi di origine ghiandolare e muscolare. Se per esempio ci sono contrazioni muscolare o un torcicollo bisogna tener d’occhio i denti del giudizio e fare molta più attenzione durante le terapie e le estrazioni.
E’ vero che quando siamo dal dentista la faccenda assomiglia ad un corpo a corpo: il paziente è sdraiato con la bocca spalancata, pieno di cannule, cotone, che quasi non riesce nemmeno a gridare, a 10 cm dal medico senza poter indietreggiare.
Ma cosa accade al dentista? lui se ne sta emerso nella vostra aurea, nelle emozioni del paziente, e registra, nel proprio inconscio, dato la posizione della bocca aperta, tutto quello che accade dentro di loro. La bocca infatti contiene il nostro vissuto, le nostre esperienze passate e presenti, di solito ben custodite dietro alle labbra chiuse.
“Non aprire la bocca”, “Parla a denti stretti”, sono espressioni correnti che assumono, sul piano dell’inconscio, il loro pieno valore: suggeriscono che l’individuo custodisce segretamente il suo vissuto. Aprir bocca significa mettersi a nudo di fronte al dentista, mostrare quello che avete di più profondo e di più intimo.
Rispetto alla medicina tradizionale, la medicina delfuturo è una medicina olistica; nel momento in cui compare il sintomo, opera una sintesi fra quest’ultimo e il modo di funzionare dell’individuo, nella sua triplice dimensione Corpo-Mente-Anima, tenendo conto che ogni parte del corpo è un’espressione del tutto.
La pratica della medicina energetica richiede un lavoro su stessi, tale da prendere coscienza dei vari tipi di energia che ci animano e ci circondano.
Ci permette di realizzare un equilibrio che passa per l’igiene di vita, per il rispetto delle energie che circolano nel suolo, negli oggetti, negli abiti che portiamo, nel cibo che mangiamo: una medicina che richiede di saper maneggiare bene, nel senso di averne cura, il piano affettivo, perché in assenza di tale equilibrio la nave cola a picco nella tempesta delle emozioni. In base a questi nuovi dati oggi possiamo parlare di una medicina dentaria energetica.
Intervenire su un dente vuol dire agire su un altro organo del corpo, toccare la sfera emozionale, la coscienza, il Sé.
C’è in questa presa di conoscenza la necessità di riflettere bene prima di fare un gesto.

L’adolescenza è un momento unico e ricco nella nostra vita, un insieme di sbalzi di crescita, di momenti esplosivi, sia per chi li vive in prima persona sia per chi sta accanto ai giovani.
Dal punto di vista fisico i tanti cambiamenti che trasformano il corpo a volte sono così d’impatto che è difficile poterli capire. Ci vuole tempo per accettarli ed assimilarli, ma è proprio dal corpo che possiamo partire per aiutare un adolescente che sta per intraprendere il suo viaggio verso l’età adulta. adolescenza
Il corpo dell’infanzia, spontaneo, giocoso, spensierato e piuttosto sconosciuto, viene passato, in questa fase, sotto una lente di ingrandimento e a volte esaminato in modo impietoso, ci si rende poi conto che non sempre risponde come ‘dovrebbe’, e spesso non rispecchia per nulla quello che si vede nella pubblicità. Proprio questo confronto produce rifiuto, e rigido controllo dei propri movimenti e della
gestualità. Osservare questi atteggiamenti crea in noi adulti tenerezza, ma anche frustrazione e ansia in quanto non ci si sente adatti a aiutare.
Il vivere, per tutti direi, richiede flessibilità e sincerità, occhi aperti, piedi in terra e tanta pazienza. Se questo fa parte dell’arte di vivere in generale, nell’accompagnare i ragazzi a diventare adulti, è indispensabile. A volte queste qualità sono necessarie per aiutare ad aprire, liberare o sfogare, altre volte servono per contenere, calmare o indirizzare. Anche se i giovani verbalmente negano il bisogno di aiuto, la loro comunicazione non verbale esprime ben altro. Una fronte corrugata, una mascella serrata, le spalle chiuse, il petto in dentro, una schiena curva, una pancia tesa e dolente, mal di testa, piedi e gambe irrequieti…, non sono altro che espressioni corporee di uno stato di tensione. Aiutare a superarli  è quello che  vorremmo provare a fare  anche perché, se prese in tempo, si potrebbero evitare disturbi più gravi quali cefalee croniche, spalle e collo ‘congelato’, scoliosi, disturbi alimentari, e bruxismo (digrignare i denti).
Come persuadere i ragazzi ad incominciare a prendere contatto con se stessi e a mollare le rigidezze, le tensioni?
E’ una domanda difficile e trovare delle risposte richiede tanta creatività e una buona dose di umiltà. La buona notizia è che, quasi sempre, le soluzioni fanno bene a tutti. E sempre bello muoversi con la musica. Una cosa divertente e facile è il ballo twist. A volte lo propongo nel lavoro di gruppo per scambiare energia. E difficile rimanere seri quando ci si muove in questo modo. Inoltre, sapevate che il twist è un esagerazione della camminata? Basta rallentare per rendersene conto. Camminare muovendo di più le spalle e il torace crea delle torsioni intorno alla colonna vertebrale che stimolano l’asse centrale del sistema nervoso. In più allarga le spalle, massaggia il cuore e fa apparire un sorriso sullo sterno. Cosa succede invece se si sta in piedi come fossimo appesi ad un filo? Oltre a creare più spazio fra una vertebra l'altra, il respiro si espande.
Mentre il semplice oscillare del peso da un piede all’altro costituisce un valido invito a calmarsi e a trovare il proprio equilibrio. Più lento si fa, più ci riporta ai piedi e quindi alla terra (“grounding”). Questo movimento, quasi stupido tanto è semplice, è enormemente efficace.
E’ una specie di tentativo di cullarsi, esattamente come quello che si fa per i piccoli tenuti in braccio per addormentarli. In più, questo esercizio pratica un bel massaggio ai piedi, attraverso le migliaia di recettori   nervosi  della  pianta,  la  nostra  raffinatissima  capacità, quasi del tutto inconscia, di stare in equilibrio è sollecitata al massimo. Come spesso accade attraverso movimenti e gesti rassicuranti e rilassanti, questo movimento, a livello non verbale e spesso inconscio, diventa pure contagioso.
Se si riuscisse a persuadere i ragazzi a considerare il   corpo non solo come una cosa da vestire, usare o supportare, essi potrebbero attingere a una serie di risorse che l’organismo possiede per combattere lo stress, l’ansia e l’angoscia che altrimenti ci allontanano da noi stessi e disperdono le nostre energie vitali. Il respiro e il corpo, essendo sempre a nostra disposizione, possono diventare dei veri alleati e fanno parte del potenziale personale a cui tutti noi possiamo accedere liberamente.
Nel mio lavoro ho potuto vedere come negli stati di   ansia, persino di panico, se si riesce a rimanere in contatto con il respiro, muovendo e toccando il corpo e sentendo i piedi in terra, ne siamo molto meno in balia. Gran parte del mio lavoro con tutti (anche con me stessa!) consiste nel richiamarsi - a volte è proprio una specie di “pronto, pronto, dove sono?” - per scendere dalla testa ed entrare nel corpo, rendendolo più amico. Spesso faccio riferimento al corpo come ad una casa, chiedendo come si può abitarlo di più o in modo migliore. Conosciamo tutti la tristezza di una bella casa disabitata, eppure è incredibile quanti di noi abbiano una casa-corpo in queste condizioni di abbandono.
Mostrare ai giovani come vivere meglio il proprio corpo, oltre a fornirgli dei mezzi validi per affrontare lo stress e l’ansia, specie delle prestazioni scolastiche, permette di scoprire anche alcune chiavi del proprio piacere. Così possono anche scoprire una loro particolare sensualità che fa vivere una sessualità molto più completa e da   protagonisti. Anche questo fa parte del cammino di una vita, ma il vantaggio che hanno i giovani è che, avendo l’infanzia dietro l’angolo, è più facile (in teoria almeno) recuperare il semplice piacere del contatto fisico. Questo è la base di una sensualità naturale e spontanea.
Anche qui ci sono infinite possibilità per aiutarli a provare sensazioni di piacere corporeo diverso dallo sport, dalla discoteca o dal sesso. Nella speranza che ci sia stato molto contatto fisico nell’infanzia (in ogni caso, visto che siamo mammiferi e il contatto è una questione vitale, non è mai troppo tardi per iniziare) continuiamo a toccarli ovviamente in modo diverso da quando erano più piccoli. Trovo che qualsiasi trucco (e di questo si   tratta a volte!) per farli sentire più spontanei e giocosi sia valido. Giocare con il solletico, a chi piace, rompe il ghiaccio. Le palle ginniche di grandi dimensioni sono favolose per ritrovare sorrisi in tutto il corpo. In più sono delle ottime sedie per lo studio grazie al fatto che, non potendo stare ferme, il corpo e ovviamente la mente, sono stimolati continuamente. La palla diventa, in altri momenti, un amico di fiducia per raggiungere un rilassamento eccellente.
Come tutti, i ragazzi hanno bisogno sia di scatenarsi sia di limiti per arrivare alla calma. Una volta mi hanno   invitato in una scuola media per fare lezioni di yoga per calmare la classe più indisciplinata di quell’istituto… una sfida a dir poco. I momenti delle lezioni più attivi sfociavano in “surfing” sui tappetini (fantastico!). Difficile quindi tenere qualsiasi sembianza di ordine. Quando proponevo però delle posizioni a terra, tipo “il bambino” che è una specie di prostrazione con la fronte appoggiata al pavimento, i ragazzi restavano fermi anche per 10 minuti.
Un massaggio ai piedi, anche senza avere grandi nozioni specialistiche, fa sempre bene. Fatto a letto, la sera prima di coricarsi, risulta un ottimo sistema per concludere la giornata insieme a qualcuno. Serve a scaricare le tensioni, a togliersi dalla testa i pensieri e le emozioni negative, a favorire il sonno e, forse, ad offrire uno spazio di condivisione che magari in altri momenti della giornata non ci è stato permesso. Possiamo essere sicuri che questo contatto è molto efficace, perché nei piedi ci sono i punti riflessi di tutto il corpo (riflessologia plantare) e vi passano diversi meridiani, quei canali energetici su cui si basa la medicina cinese. Un massaggio ai piedi (come ovunque) va bene in qualsiasi momento della giornata. Simpatico specie quando i ragazzi sono appena tornati da scuola o dopo pranzo in modo da creare una pausa piacevole e rigenerante, oltre a sollecitare un contatto da cui potrebbe scaturire uno scambio di parole.
I piedi sono anche le nostre radici. Una volta è arrivato in studio da me un quindicenne, un anno dopo la separazione dei suoi genitori. Era venuto perché soffriva di rigidità alle spalle e al collo, ma quelli che ho trovato subito più bisognosi erano i suoi piedi. Mai avevo visto dei piedi così duri e poco mobili. Ci sono volute diverse sedute prima che i suoi piedi avessero ripreso mobilità e morbidezza. Il regalo più bello fu che il ragazzo volle imparare a massaggiarseli da solo… la cura migliore.
La postura nel momento dello studio spesso è costretta da posizioni di rigida staticità e quindi di ristagno corporeo. Molte sono le accortezze che possono rompere questo stato poco piacevole e non salutare. Un semplice stiramento, l’alzarsi e il muoversi come le torsioni sono efficacissimi esercizi per rimescolare i fluidi cerebro-spinali, fondamentali anche per un buon rendimento intellettuale. Basterebbe ogni tanto raddrizzarsi, pur  rimanendo seduti e prendere la spalliera della sedia,  giocando con dei movimenti che strizzano gentilmente la spina dorsale. Spesso si sentono scricchiolare le vertebre, liberando così ulteriormente la colonna.
Guardato da fuori, vediamo tutto nella postura di chi studia. Trovo molto più efficace un tocco che una parola per suggerire di stare più diritti o aperti. Può essere una mano che tocca la fronte o il collo, o che massaggia le spalle o la schiena. Alzare i capelli dolcemente (se ci  sono!) è un messaggio splendido di scioltezza e di allungamento, anche in ricordo di quel ‘filo’ immaginario a cui possiamo appenderci. Toccare i cappelli non è solo piacevole ma molto liberatorio.
Un altro tocco meraviglioso, da fare da soli o farsi praticare da un altro, è quello di accarezzare il cuoio capelluto, passando i polpastrelli fra un ciuffo di capelli e l’altro, per distendere questo vestito del cranio in modo da fare spazio alle cuciture delle ossa del cranio stimolando così la respirazione cranica. A volte si riesce anche a far scomparire un lieve mal di testa.
Oppure si può prendere in mano, con i gomiti appoggiati sul tavolo, la propria faccia per sciogliere la ‘maschera’. Il “palming”, - cioè posare i palmi delle mani sugli occhi- usato nella rieducazione visiva, è un ottimo metodo per rilassare gli occhi. Ancora più semplicemente, si può giocare con le labbra avvertendo la differenza tra tenerle, anche di poco, chiuse o aperte. Una bocca morbida è  l’unica speranza per la mandibola di potersi rilassare. Inoltre, una bocca rilassata può scatenare un susseguirsi di scioglimenti in tutta la zona della gola e del collo arrivando persino al foro occipitale, assicurando così una migliore comunicazione tra testa e corpo. Sbadigliare è un magnifico esercizio di pulizia interiore. Basta anche fare finta perché arrivi poi veramente. Avete notato quanto sono contagiosi gli sbadigli? Abbiamo un tale bisogno di liberarci e di scioglierci….
La conoscenza di come funzioni il corpo, oltre ad essere affascinante, può portare dei grandi benefici. Sapere che, ad ogni inspirazione il diaframma scende e ad ogni espirazione risale, ci si rende conto che tutti gli organi sottostanti - lo stomaco e il colon trasverso, il fegato a destra e la milza e il pancreas a sinistra - vengono continuamente massaggiati. Vi si può indirizzare il nostro respiro per incrementare il magnifico movimento della respirazione che distende e scioglie. L’aggiunta di una mano, la propria o quella di un altro, rende ancora più efficace l’operazione. Tutti abbiamo energia nelle mani. Laddove le mettiamo, arriva soltanto del benessere.
Potrei continuare all’infinito. La scoperta del corpo è senza confine.
Basta avere un atteggiamento di curiosità o la necessità di stare meglio.
Fermarsi un attimo per porsi la domanda, “Come sto?”.   Ed ecco che una porta si apre e si parte. Buon viaggio!

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