Prefazione del libro “Prevenire i tumori mangiando con gusto” copertina villarini allegro ridotta
di Anna Villarini e Giovanni Allegro - Ed. Sperling & Kupfer

Un maestro del Tao – Chuang Tsu, che potrebbe essere stato allievo dello stesso Lao Tsu – racconta di un maestro  macellaio che per 30 anni non dovette affilare il coltello con cui scuoiava le bestie e separava i tagli di carne dall’osso. Sapeva seguire le linee anatomiche che permettono di praticare soluzioni di continuità senza incontrare resistenza.
Come i cibi si lasciano tagliare facilmente se presi per il verso giusto, anche le parole del saggio possono penetrare la nostra mente solo se lasciamo uno spiraglio fra le nostre convinzioni, le preoccupazioni che ci assillano, gli svaghi con cui occupiamo (o ci viene occupato) ogni istante di tempo libero per non lasciar spazio al pensare.
Chi come noi medici ha la presunzione (l’arroganza?) di fornire ricette di stile di vita salutare deve sapere che la sua freccia non centrerà il bersaglio se non conosce l’arte del macellaio di Chuang Tsu. E chi si accinge a leggere ricette di stile di vita dovrebbe creare gli spiragli fra i suoi pregiudizi.
E’ naturale che tutti sviluppiamo convinzioni sulla base dell’esperienza, che queste convinzioni generino pregiudizi, e che i pregiudizi generino arroganza, ma l’arroganza ci impedisce di crescere nella conoscenza. Se veramente vogliamo imparare dobbiamo ammettere di non sapere. Solo così potremo scegliere liberamente fra le nostre amate convinzioni e le informazioni che potrebbero farle crollare.
E se veramente vogliamo insegnare dobbiamo ammettere umilmente di non sapere, riconoscere che tutto quello che sappiamo è provvisorio, che l’orizzonte si sposta a mano a mano che il navigante solca le acque della conoscenza.
Di alcuni pazienti che incontro nelle mie consulenze nutrizionali, già dalle prime parole con cui espongono il loro problema intuisco che non cambieranno la loro vita, e il loro cibo. Mi sforzo di resistere a questa impressione perché il pregiudizio impedisce il rapporto, e fortunatamente qualche volta mi sbaglio. Sono i malati che vengono con la loro malattia in mano e me la mettono sul tavolo con la richiesta di farmene carico. No, sono loro che devono pensarci, io posso solo aiutarli in questo. Altri prendono molto sul serio le indicazioni di modifica della dieta, ma subito chiedono quando potranno tornare a mangiare “normale”. Io li chiamo “gli ippocratici”, perché un aforisma di Ippocrate recita: “il cibo sia la tua medicina, e la tua medicina il tuo cibo”. No, il cibo non è da prendere come si prende una medicina, per far passare un disturbo. Il nostro cibo quotidiano è fonte di vita, di benessere, di salute, sempre. Non ci sono (o meglio non dovrebbero esserci) medicine da prendere tutti i giorni, mentre il cibo sano è per tutta la vita.
 C’è un’unica malattia da cui non si può guarire, dicono i maestri della macrobiotica, ed è l’arroganza.
L’arroganza di non voler riconoscere che se ci siamo ammalati è anche perché, da esperti architetti, giorno dopo giorno abbiamo contribuito a costruire la malattia, lo stile di vita, l’imprudenza, il cibo incongruo, il non aver saputo scegliere la strada della salute.
"Ho messo di fronte a te la vita e la morte: scegli la vita" Deuteronomio, 30,19.


Non ci sarebbe bisogno di nuovi scritti sulla prevenzione attraverso lo stile di vita, perché tutto è già stato detto, dalla saggezza degli antichi, fin dalla Bibbia. Un nuovo scritto è solo per ricordare, per ripetere le cose con un linguaggio moderno, con la benedizione della scienza di oggi.
Maimonide, il grande medico ebreo di Cordova, e del Cairo, scriveva, nel XII secolo, che “se una persona volesse prendersi cura di sé come si agisce nei confronti del proprio cavallo, eviterebbe molte malattie. Nessuno dà al suo cavallo troppo fieno, ogni padrone di un cavallo gliene serve una misura adatta a quanto gli necessita e può digerire, ma egli stesso mangia in eccesso. Inoltre sta ben attento a fargli fare ogni giorno il giusto allenamento per mantenerlo in buona forma, ma quando si tratta di se stesso, l’uomo trascura di fare l’esercizio di cui il suo corpo ha bisogno, anche se questo è uno dei fondamentali principi per mantenersi in buona salute e per prevenire le malattie.“
Anhagot Habriut [Guida alla buona salute], 1,3, in Daniela Abravanel, Guarire per curarsi, Lulav, Milano 2002.

L’antica saggezza orientale, che aveva  classificato gli alimenti in termini di yin (raffreddanti ed espansivi) e yang (riscaldanti e contraenti), era giunta a indicare regole di stile di vita la cui validità è stata confermata oggi dalla più avanzata ricerca scientifica.
Nelle pagine di questo libro sono riportate le raccomandazioni di prevenzione alimentare redatte dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro a seguito di una ciclopica revisione sistematica di tutti gli studi su cibo e tumori.
Eccone alcune:
- Limitare i cibi ad alta densità calorica (cioè troppo ricchi di grassi e di zucchero, yin) ed evitare le bevande zuccherate (estremo yin).
- Limitare le bevande alcoliche (yin).
- Evitare le carni conservate (estremo yang) e limitare le carni rosse (yang).
- Basare l’alimentazione quotidiana prevalentemente su cibi di provenienza vegetale non industrialmente raffinati, con un’ampia varietà di cereali, legumi,  verdura e frutta (cibi naturalmente equilibrati in termini di yin e di yang).
Il nostro organismo è stato progettato nel corso  di milioni di anni e poi costruito in nove mesi per ritrovare l’equilibrio in qualunque situazione, ma va incontro a deterioramenti che dipendono dalla difficoltà in cui lo mettiamo. Nella nostra metà del mondo si tratta di: troppo cibo, cibo troppo concentrato, cibo non adatto, troppi liquidi, spesso cibo troppo yin (cioè troppi dolci), troppi cibi industrialmente raffinati, troppo confort. Ma i maestri dicono che la vita è una creazione continua, basta scegliere la propria creazione, la strada (il cibo) che più ci conviene.                                             

Anche la biologia lo dice. Noi crediamo di essere ogni giorno gli stessi, ma in realtà ogni giorno miliardi delle nostre cellule si rinnovano, e ci permettono di armonizzarci con l’ambiente. L’ambiente plasma il nostro corpo e la nostra mente, e il cibo è parte dell’ambiente.
Le difficoltà del nostro ambiente di vita, come freddo e fame, ma anche come un cibo semplice da masticare  invece che un cibo raffinato da inghiottire, ci aiutano a sviluppare un nucleo yang, a ritrovare il nostro centro, a “resettarci”, si direbbe oggi.
Non si è mai troppo yang interiormente. Chi lo è, esteriormente è anche yin: non lotta, non si oppone, è sensibile, non è temuto, è recettivo… è risoluto e non superbo;
è risoluto e non altezzoso;
è risoluto e non arrogante;
è risoluto e non violento.
Wu-wei, troviamo nel Tao Te Ching, il libro della via e della virtù, espressione di solito tradotta ermeticamente con: “Non agire”, ma il cui significato per noi occidentali potrebbe essere intuibile come: “Armonizzarsi all’ambiente e nient’altro”; e anche:
La debolezza è la mia forza,
e il ritorno è la mia legge.
Il ritorno è la mia legge” significa che si può mangiare di tutto, ma bisogna conservare il riflesso di tornare alla semplicità (come il pendolo, che torna sempre al punto di equilibrio).
“La debolezza è la mia forza” significa che non affronto la malattia con rimedi specifici forti ma armonizzando il mio cibo con l’ambiente naturale, per consentire l’autoguarigione.


Dice un grande vecchio della macrobiotica, René Levy:
La macrobiotica non è per curare, ma per consentire all’organismo di riequilibrarsi. [Una dieta di soli] cereali per alcuni giorni o alcune settimane è curativa perché fornisce lo stretto necessario e si smette di ingurgitare cibo nocivo. La domanda giusta non è: “Cosa devo mangiare per guarire?” ma: “Cosa non devo mangiare?” Dieci giorni al 100% di cereali danno la coscienza del cambiamento, della guarigione, e danno tempo al sangue di rinnovarsi.
La salute è il potere di reagire a tutto quello che è in movimento attorno a noi, compreso il cambiamento di cibo che programmiamo noi stessi per aumentare la   varietà o che ci è imposto dalle circostanze. E’ anzi l’assenza di cambiamento che favorisce la malattia perché non coltiva la nostra capacità di reazione. La vecchiaia non è altro che la mancanza di reazione. Anche il troppo rigore macrobiotico - aggiunge Levy - impedisce il dinamismo. Dobbiamo cambiare dunque, tutti i giorni: non sempre la stessa colazione tutte le mattine, noi italiani non pasta al pomodoro e bistecca e insalata tutti i giorni, e alla sera prosciutto o formaggio, o un cibo precotto nel forno a microonde. Varietà e semplicità. La varietà ci assicura che nessuna sostanza nutriente ci mancherà. La semplicità che non ci nutriremo di cibi nocivi.
Come suggerisce Michael Pollan nel suo aureo libretto "In difesa del cibo" (Adelphi, Milano 2009):
Andiamo a fare la spesa accompagnati dalla bisnonna (la nonna potrebbe essere troppo giovane) e tutto quello che lei non riconosce come cibo non compriamolo.
Leggiamo le etichette e se ci sono parole di cui la bisnonna non conosce il significato, parole impossibili da pronunciare, o se ci sono più di cinque ingredienti, o se è presente sciroppo di glucosio e fruttosio, non compriamo.
Se c’è scritto che è stato aggiunto qualcosa che fa bene alla salute, non compriamo.
Non illudiamoci di poter migliorare la povertà del nostro cibo industriale con integratori alimentari. Tutti gli studi sulla prevenzione del cancro con integratori di minerali e/o vitamine sono falliti, talvolta drammaticamente. Due grandi studi condotti su alcune decine di migliaia di fumatori per prevenire il cancro del polmone con pillole di beta-carotene hanno dimostrato che invece queste pillole lo fanno aumentare. Uno studio per prevenire il cancro della pelle con integratori di selenio ha mostrato invece un aumento significativo di carcinomi squamo cellulari cutanei. Un grande studio in cui si usano selenio e vitamina E per prevenire il cancro della prostata è stato interrotto recentemente perché il cancro della prostata pareva invece aumentare nel gruppo che prendeva vitamina E, e perché nel gruppo che prendeva il selenio aumentava il diabete. Uno studio per prevenire il cancro del colon con calcio e vitamina D non ha visto alcuna protezione, anzi un piccolo aumento dei casi.  E vari altri studi non hanno visto alcuna protezione significativa con vitamina C, vitamina A, vitamine del gruppo B, zinco, molibdeno, e pillole multi minerali e multivitaminiche.
Non è possibile catturare in un’unica pillola il meraviglioso cocktail di migliaia di sostanze protettive che ci sono nelle verdure e nella frutta, nelle dosi che la natura, o se preferite il buon Dio, ha voluto metterci. Ed è inutile aumentare la dose. Dosi troppo alte di una  sostanza che in piccole quantità ci protegge dal cancro, anzi, possono essere nocive. Se assumiamo un veleno, più alta è la dose più ci avveleniamo, ma se assumiamo una sostanza che fa bene non è detto che più ne assumiamo più ci faccia bene. Dosi troppo alte possono alterare la nostra omeostasi, il nostro equilibrio.                                                     

Le sostanze antiossidanti che assumiamo con le verdure possono proteggerci dai radicali liberi che si formano nel nostro metabolismo e che potrebbero danneggiare il DNA. Ma dosi eccessive potrebbero impedire nelle cellule tumorali una sufficiente concentrazione di radicali necessari per realizzare il programma di suicidio cellulare codificato dai geni dell’apoptosi.
Ancora Maimonide sulle medicine per la prevenzione:
“Anche con la massima attenzione non è possibile avere gli organi in stato perfetto. A volte le feci diventano troppo secche o troppo liquide, a volte la digestione si rallenta, a volte si prova qualche dolore. La natura riporterà ogni cosa in ordine in “breve tempo. Non bisogna prendere rimedi, perché, facendolo, si danneggerà il corpo e la situazione peggiorerà, oppure se il sintomo scomparirà, si abituerà il corpo a non funzionare senza l’assistenza dall’esterno.”  Op. cit. 4,3
Wu-wei: armonizziamoci con la natura. E per quanto riguarda i cibo: alta Qualità, grande Varietà, Stagionalità, moderata Quantità, e soprattutto Semplicità.

Il Dr. Franco Berrino è Direttore del dipartimento di Medicina preventiva e predittiva presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

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