Solitamente chi pratica sport dalla più tenera età si trova nell’adolescenza davanti ad un bivio: smettere l’attività o praticarla con un impegno importante, sport adolescenzaanche tutti i giorni due volte al giorno!!
Spesso vi sono confronti - scontri con i propri allenatori i quali, in modo spesso molto brutale, spingono i ragazzi a smettere l’attività sportiva perché ritenuti non  particolarmente dotati (dando un grosso contributo allo sviluppo dell’autostima!!!).
I carichi di lavoro diventano sempre maggiori, all’attività specifica sportiva si aggiunge la palestra con impegni fisici anche molto importanti.
Contemporaneamente la scuola richiede sempre più impegno ed ore di studio, l’esigenza di confrontarsi con l’altro sesso e di frequentare liberamente i propri coetanei sono aspetti importanti.
Spesso mi viene chiesto da parte dei genitori cosa sia bene per la salute del proprio figlio, se smettere o continuare a fare sport. Una riflessione ad ampio raggio sul significato della pratica sportiva diventa imprescindibile.
Spesso sento dire che il bambino o la bambina ha iniziato a fare sport per “allargare i polmoni”, per non stare tutto il giorno davanti al computer o alla TV, perché era sovrappeso, perché “io ho fatto questa attività e così posso stare meglio dietro a mio figlio/a (senza chiedere se anche il ragazzo/a è d’accordo)... Lo sport, per fortuna, è qualcosa di più: se si ha la fortuna di trovare uno staff di dirigenti, allenatori, preparatori atletici, preparati e motivati, insegna a perdere, a riconoscere i propri valori e quelli degli altri, ad accettare i propri limiti, a confrontarsi, a rendersi conto, anche negli sport individuali, che si vince e si  perde tutti insieme. Si impara il rispetto per i propri compagni e per gli avversari, si capisce cosa voglia dire sacrificarsi e impegnarsi per qualcosa (spesso ci vuole un anno di lavoro per andare forte una sola volta nella stagione!!!), ci si educa ad uno stile di vita sano (niente alcol, né sigarette, né alimentazione scorretta).
Questi sono valori universali che, chi è stato atleta, si porta dietro per tutta la vita. Con questo senso del rispetto e di realtà verso se stesso e verso gli altri, la persona affronterà   gli studi, il lavoro, le relazioni interpersonali, insomma la vita.
Lo sport aiuta a diventare uomini e donne prima di tutto nella testa, poi anche nel fisico.
E a proposito di quest’ultimo aspetto: siamo proprio   sicuri che fare sport faccia bene alla salute?  A tal riguardo in passato, ma ancora oggi, se ne parla molto. Ci sono studiosi, esperti, specialisti che  suggeriscono solo alcuni sport, altri che li consigliano tutti, altri ancora che non ne approvano alcuno. Nella pratica di uno sport, poi, si consigliano alcune   specialità a discapito di altre (ed ovviamente non vi è unanimità di vedute!!!).
Io penso che oggigiorno, in generale, una pratica sportiva sia necessaria fin dalla tenera età. Sempre più spesso vedo bambini in sovrappeso, scoordinati, impacciati nei movimenti. Se si chiede loro cosa fanno durante il giorno ci si rende conto che manca il principale degli sport: i giardini!!! Fino a pochi anni fa tutti i bambini, tutti i giorni, correvano sotto casa, si arrampicavano sugli   alberi o sui muretti, giocavano a calcio, a campana, a nascondino, ai 4 cantoni, andavano in bicicletta ed altro ancora. E non per un’ora ma quasi tutto il pomeriggio.
Oggi questo manca e si vede. Poco tempo fa una mamma mi raccontava che il figlio non voleva andare in gita scolastica in un parco naturale poiché l’escursione prevedeva l’utilizzo della bicicletta ed il figlio, a 13 anni, non ci sapeva andare. Aveva paura di essere preso in giro. All’appuntamento successivo, incuriosito, chiesi alla madre come era andata la gita del figlio. Mi rispose che era partito impaurito ma che, una volta arrivati, era andato tutto bene: 13 ragazzi su 27 non sapevano andare in bicicletta (mal comune mezzo gaudio!!!). Ma la cosa che mi colpì maggiormente fu che le guide del parco erano perfettamente organizzate: avevano un ampio garage con più di cinquanta biciclette per ragazzi con le rotelle!!! Questo, solo 20 anni fa, sarebbe stato impossibile solo da pensare.
Certe capacità coordinative, o meglio propriocettive, si imparano solo in specifiche fasce di età. Ecco perché, mancando la palestra dei giardini, è fondamentale che venga praticato uno sport fin dall’infanzia. Anzi, possibilmente, farne anche più di uno, contemporaneamente o uno alla volta.
Il concetto di “mens sana in corpore sano” non è solo uno slogan ma una realtà ampiamente documentata da varie ricerche scientifiche. Chi fa sport, statisticamente, ha maggior capacità di concentrazione, di apprendimento, si ammala di meno, ha uno sviluppo motorio migliore, è più tranquillo e sereno. Insomma ha benefici a livello psicologico, neurologico, immunitario, endocrinologico, muscolo-scheletrico, cardio-circolatorio.
Va da sé che dovrebbe essere il bambino/a a scegliere lo sport che vuol fare e non il genitore. Cambiare più sport da piccoli, inoltre, permette di scegliere con più consapevolezza quello che si vuol fare quando si ha l’età giusta per fare una pratica agonistica.
Torniamo all’età adolescenziale.
In questa età chi fa sport lo fa a livello agonistico. L’impegno è quasi sempre giornaliero e della durata di almeno 2 ore. Il corpo è molto sollecitato.
Spesso mi viene chiesto quali sport possono fare male alla schiena, causare la scoliosi o altri dismorfismi. In realtà la bibliografia ci dice tutto ed il contrario di tutto. Facciamo un esempio: fino a qualche anno fa si diceva che il tennis procurava la scoliosi ed il nuoto invece la faceva passare. Ora si dice l’esatto contrario!!! Personalmente penso che lo sport non faccia venire né passare la scoliosi, anche se può favorirne lo sviluppo.
Ritengo che la prima causa di dismorfismo sia la natura: c’è chi nasce con la scoliosi, chi con una dismetria di arti, chi con una cifosi etc...
Secondariamente chi gioca un ruolo decisivo nello sviluppo del dismorfismo sono la preparazione atletica e l’allenamento. Se si fanno fare carichi di lavoro eccessivi o sbagliati in base all’età dell’atleta ci saranno peggioramenti dello sviluppo muscolo-scheletrico. Pensate alle ginnaste dell’est Europa che a 14 anni vincono le olimpiadi: già a 18/20 anni hanno grossi problemi fisici. L’osteopatia può fare molto in ambito sportivo. Sempre  più spesso nello staff medico delle  squadre professionistiche e nazionali ci sono osteopati.
Intendiamoci: l’osteopatia non fa migliorare le prestazioni; lo fa l’allenamento. Chi dice il contrario vende fumo. E’ ovvio che se attraverso l’osteopatia prevengo gli infortuni, mi posso allenare con più continuità e quindi andare più forte.
In ambito sportivo l’osteopatia lavora in due settori: quello preventivo e quello legato agli infortuni.
Ambito infortunistico: l’osteopatia accelera il recupero dell’atleta in modo determinante. In alcuni casi è di primaria importanza (problematiche muscolo-tendinee e legamentose, asma, cefalea, dolori mestruali etc...), in altre è secondaria all’intervento del chirurgo e del fisioterapista (ad esempio rottura di un menisco o del legamento crociato anteriore del ginocchio).
Ambito preventivo consiglio sempre di prendere in considerazione il livello dell’atleta e l’età. E’ inutile far spendere soldi alle società o, peggio, alle famiglie, per lavori altamente specifici che richiedono molto tempo.
In età adolescenziale possono essere fatti 2 controlli posturali l’anno e, in collaborazione con lo staff della squadra, impostare piani di lavoro specifici per mantenere libere le catene muscolari retratte. Solo nel periodo precedente le gare si possono fare sedute di liberazione muscolo-scheletrica e fasciale per favorire la liberazione dei movimenti articolari. Su atleti più evoluti e di sicuro avvenire si possono fare moltissime cose ma in stretto rapporto con l’allenatore ed il preparatore atletico. Il controllo posturale prenderà in considerazione l’aspetto occlusale, visivo e podalico, per la correzione degli squilibri presenti. Lo studio dettagliato delle catene muscolari permetterà di trovare le restrizioni mio-fasciali che possono favorire la comparsa di infortuni. A questo punto, in accordo con il preparatore atletico, ci sarà un’impostazione di esercizi posturali specifici da effettuare giornalmente.
Nella fase di carico di lavoro, periodo che dirà l’allenatore, le sedute osteopatiche saranno mirate agli organi che hanno un surplus di lavoro come il fegato ed i reni (per il recupero di acido lattico etc...).
In fase di avvicinamento alle gare o alle partite più importanti ci sarà un lavoro principalmente fasciale mentre in quella poco precedente la gara il lavoro sarà principalmente indirizzato all’aspetto muscolo-scheletrico.
Nel post-gara, poi, saranno fatti trattamenti specifici per il recupero, sul piano fasciale.
Chi dovrebbe far seguire in modo così approfondito i propri atleti è la società sportiva. Purtroppo questo accade molto raramente nel territorio fiorentino e solo alcuni genitori capiscono l’importanza di non sottovalutare l’aspetto fisico del proprio figlio.
Prima o poi smetterà l’attività agonistica e, se ci sono problematiche, quelle si struttureranno in modo definitivo causando problemi non all’atleta ma alla persona.

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