rogers e cliente gloria"La funzione del counselor è quella di aiutare il cliente a diventare quello che era destinato a essere"
(Rollo May)

Un passo indietro
Il counseling nasce nell’ambito della psicologia umanistica, la cui matrice culturale è il modello che in filosofia si definisce esistenzialista.
La filosofia esistenzialista ha come oggetto l’analisi dell’esistenza, quando per “esistenza” si intenda il modo d’essere dell’uomo nel mondo¹; il metodo di indagine che utilizza è fenomenologico, basato cioè sull’esperienza soggettiva, personale. Questo particolare approccio filosofico nasce quando l’Ottimismo Romantico entra in crisi, quando diventa chiaro che non ci si può più affidare ad un Principio Infinito (Ragione, Assoluto, Spirito, Idea, Umanità, ecc.), che costituisca la sostanza del mondo e lo guidi. L'individuo sente di non essere più destinato ad un progresso infallibile: si scopre finito, cioè limitato e in una lotta strenua con le possibilità che continuamente gli si prospettano.
Ex-sistere, letteralmente stare fuori, per Kierkegaard significava star fuori dall'Universale, porre se stessi come singoli e assumersi la responsabilità del proprio destino. L’esistenza è sempre del singolo; dato che non ha senso parlare di esistenza collettiva, l’unica verità che possediamo e possiamo sperimentare è quella soggettiva. Ne consegue che  l’uomo sia un essere unico e irripetibile, in opposizione all’universalità dello Spirito.
In quest’ottica la scelta personale è concepita come categoria fondamentale del singolo: se tutto dipende esclusivamente da me, diventa chiaro che la responsabilitಠdi ogni mia azione è totalmente mia. Le alternative in-conciliabili onni-presenti nella mia vita, sono assai meno rassi-curanti di quella sintesi conciliatrice, che, nella Dialettica Hegelia-na, superava i blocchi di tesi e antitesi, consen-tendo la fiducia in un sicuro progresso. La libertà come possibilità e la responsabilità che ne consegue, danno poi origine ad  un’angoscia, che proprio e solo in quanto puro sentimento della possibilità, non si riferisce a nulla di preciso: non è timore di qualcosa, ma si scopre essere parte integrante e costituzionale dell’essere umano.
Questo individuo solo, totalmente responsabile delle proprie azioni, più tardi, con Jean Paul Sartre³, dovrà anche scoprire che di per se stesso non “è”, ma “diviene”, nel senso che l'esistenza precede la sua essenza: non esiste cioè fino a che non è concretamente nel mondo e plasma la propria essenza grazie alla sua libera “scelta”. Quindi come individuo posso basarmi solo“sull’io singolarmente esistente, su me stesso in quanto cerco e domando”⁴. E continuando nelle citazioni mi piace sottolineare che esistere significa “affrontare ad occhi aperti il proprio destino e porsi chiaramente i problemi che risultano dal proprio rapporto con se stesso, con gli altri uomini e col mondo. Significa, non già limitarsi a elaborare concetti, a ideare sistemi, ma scegliere, decidere, impegnarsi, appassionarsi: vivere autenticamente ed essere autenticamente se stesso.”⁵
E ancora Nicola Abbagnano, ne L’Introduzione all’esistenzialismo, descrive quale sia secondo lui, l’oggetto del filosofare: “I problemi della filosofia concernono veramente l’essere dell’uomo; e non già dell’uomo in generale, ma del singolo uomo, nella concretezza del suo esistere, e sono appelli o richiami a lui rivolti perché venga in chiaro con se stesso, assuma le sue responsabilità e prenda le sue decisioni.”⁶
Siamo degli anni ’40 del secolo scorso, proprio quando Rollo May, Carl Rogers, Maslow e altri cominciavano a teorizzare in psicologia l’Approccio Umanistico; il counseling si sviluppa di pari passo col modello della psicologia umanistica.
La terapia centrata sul cliente, ideata da Rogers, si rivolge all’esistenza del singolo, al suo mondo “fenomenico”, unico e irripetibile nel proprio qui ed ora. Nel 1957 la teoria della relazione terapeutica è a punto, Rogers conosce Martin Buber e studia Kierkegaard, scoprendo che la sua teoria di fatto è “un ramo della filosofia esistenziale cresciuto autonomamente”⁷.
I temi che affronta sono quelli cari all’Esistenzialismo: la libertà di scelta individuale, la responsabilità di ogni singolo rispetto alle proprie scelte e l’importanza del dialogo (rapporto dialogico Io-Tu), ma con esiti e prospettive totalmente diversi. Come sostiene Maslow, “La scoperta dell’identità, per quanto in un primo momento penosa, può infine risultare esaltante e rafforzante.”⁸
Si apre una visione dell’uomo finalmente ottimistica e dinamica, in piena polemica con le idee del Comportamentismo del contemporaneo Skinner, per il quale il comportamento individuale, visto come una indistruttibile catena di cause-effetti, è determinato esclusivamente dall’ambiente. Ma, secondo “l’approccio umanistico” è proprio la possibilità di scegliere che va a interferire in modo attivo in quella catena di causa ed effetto. L’assunzione di responsabilità dell’individuo, anziché generargli angoscia, diventa la forza propulsiva delle sue potenzialità e della sua capacità di essere e di agire autonomamente: solo io sono padrone ed esperto della mia vita!
Anche il termine epoché dal greco epi- ("su") e échein ("tenere"), "tenere sopra", "trattenere", con Husserl, smette di avere l'accezione scettica che aveva nell'antichità e passa da concetto distruttivo, in quanto negava o costringeva a negare qualsiasi certezza, a possibilità di sospendere il giudizio sulle cose, per permettere ai fenomeni che giungono alla coscienza di essere considerati senza alcuna visione preconcetta.

Counseling e psicoterapia
Anche se Rogers usa i termini counseling e psicoterapia sostanzialmente come sinonimi, attualmente per counseling si intende qualcosa di nettamente distinto dalla psicoterapia, in quanto non ha lo scopo di modificare il concetto del Sé, lavorando sulla personalità, ma quello di intervenire in aspetti meno strutturali.
Il termine counselor, volutamente non tradotto in italiano, potrebbe fuorviare, facendo pensare ad un “consulente” o a qualcuno che dà consigli. È utile ed esplicativo invece far riferimento al verbo latino consulo, nella sua accezione di prendesi cura, venire in aiuto.
Il counseling ha come assunto fondamentale la fiducia incondizionata in tutti gli organismi e in particolare negli esseri umani: l’obiettivo è il benessere della persona, secondo la sua propria tendenza attualizzante, anche detta “tendenza direzionata” verso la totalità, verso la piena attualizzazione delle possibilità. Si tratta di una forza innata, che se viene lasciata libera di agire, porta verso quanto ci sia di meglio per la persona stessa, ne garantisce il mantenimento, l’arricchimento, la riproduzione. La natura interiore dell’uomo è “buona o neutra, e non malvagia” e “meglio sarà portarla alla luce e incoraggiarla anziché reprimerla,” tanto che “se le si consente di governare la nostra vita, ci svilupperemo verso la salute, la fecondità e la felicità.”⁹ L’individuo, libero di scegliere qualunque direzione, per selezionare i percorsi per lui positivi e costruttivi ha bisogno di quello che Rogers definisce un clima facilitante. Può capitare che un ostacolo blocchi il tendere al meglio e la persona rimanga come bloccata in una situazione di disagio, di malessere. Il counseling è l’opportunità per una persona sana, ma in difficoltà momentanea, di vivere in modo più consapevole e pieno, aiutata da qualcuno che la faciliti nel riattivare l’uso delle proprie risorse. Secondo May col counseling si aiutano le cosiddette persone “normali” a conseguire un “adattamento più creativo”. ¹⁰
Il mezzo privilegiato che il counseling utilizza è la relazione che si instaura fra counselor e cliente, resa possibile da un tipo di ascolto particolare: “creativo, attivo, sensibile, accurato, empatico, non giudicante”.¹¹
Assistiamo negli anni alla trasformazione progressiva di un metodo terapeutico in una filosofia di vita e delle relazioni umane: il paziente diventa cliente e poi persona, positiva e attiva. Il temine cliente viene introdotto proprio per sottolineare un rapporto alla pari, fuori dalla logica del paradigma medico – paziente. Il counselor non detiene una conoscenza che il cliente non ha, ma possiede certe abilità che gli permettono di gestire la relazione fra due soggetti: la persona viene intesa come Altro che partecipa attivamente in quel rapporto dialogico Io –Tu, alla pari, e chi viene aiutato non rinuncia ad aiutarsi, perché ne ha tutte le capacità e perché è il miglior esperto di se stesso, nella responsabilità totale delle proprie scelte. Il counseling non prescinde mai dal “diritto che ciascuno ha di interpretare come crede la propria esperienza e di trovare in essa i propri valori”.¹²
Ed ecco, secondo Rogers, le condizioni per un counseling efficace: il counselor deve avere la percezione di sé, dell’altro e dello scambio; deve essere congruente, autentico e in contatto con le proprie emozioni; sarà il sentimento di considerazione positiva e incondizionata verso il cliente, accolto nel suo essere totale, senza giudizi o condizioni a rendere possibile il passaggio del cliente dallo stato di “incongruenza” in cui si trova a quello di benessere. E prosegue Rogers: “Nei rari momenti in cui l’autenticità di un individuo incontra l’autenticità di un altro, ha luogo una memorabile ‘relazione Tu-Io’, come la chiamerebbe Martin Buber”.¹³
È necessario inoltre che il counselor riesca a comprendere empaticamente il sistema di riferimento del cliente, il suo mondo, la sua prospettiva e che il cliente ne sia consapevole. Ciò renderà possibile l’instaurarsi di un rapporto di reciproca fiducia, appunto quel clima facilitante che renderà possibile il cambiamento.
L’abilità del counselor è certo condizione necessaria, ma non sufficiente ad una relazione di aiuto efficace. Il saper essere per il counselor ha un’importanza molto maggiore del saper fare.  Per la riuscita della relazione non è tanto importante l’orientamento teorico o le tecniche usate, quanto la percezione che il cliente ha dell’atteggiamento globale del counselor. Deve essere una persona fidata e leale, in contatto profondo e consapevole con i propri atteggiamenti e le proprie emozioni; proprio per queste ragioni il counselor non può esimersi da intraprendere un percorso personale di autoconoscenza e da una costante supervisione, per “esserci” in modo totale, con una presenza consapevole, attento a non perdere se stesso nel rapporto con l’altro.
Per favorire il cambiamento il counselor deve permettersi di comprendere la persona e in qualche modo verrà esso stesso  cambiato da quanto com-prende, lasciando che agisca la potenza della relazione che cura, in un atteggiamento di affetto, di “agape”, cioè amore fraterno e disinteressato. Quest’ultimo aspetto è particolarmente caro a Rollo May, che pone l'accento sull'enorme potere psicologico dell’amore¹⁴ e sostiene che è impossibile avvicinarsi profondamente a un’altra persona senza esserne innamorati in senso lato. “Apprezzare o amare ed essere apprezzato o amato”¹⁵ favorisce la crescita: il cambiamento costruttivo avviene quando la capacità di ascoltare, la congruenza, l’accettazione e apprezzamento dell’altro sono il fondamento della relazione.
Sintetizzando possiamo quindi affermare che il counseling aiuta la persona a diventare “quello che era destinata ad essere”¹⁶, ad attualizzare quella che Aristotele chiama entelechia, cioè la forma che nella ghianda, fa sì che si realizzi la natura di quercia e nessun'altra.

Due parole sull’empatia
Per spiegare il significato di un termine fondamentale per il counseling e fin troppo usato e abusato, vorrei utilizzare parole dello stesso Rogers, che descrive il modo di essere empatico come “uno dei modi più delicati e potenti che abbiamo di usare noi stessi”¹⁷.
Nelle prime definizioni lo stato di empatia, dell’essere empatico, è il percepire lo schema di riferimento interiore di un altro con le emozioni e il significato che egli vi attribuisce, come se una sola fosse la persona – ma senza mai perdere di vista questa condizione di “come se”, senza mai dimenticarsi che è come se io fossi ferito o provassi piacere, ma non lo sono nella realtà. Se venisse a mancare questa qualità si tratterebbe di identificazione, inutile e anzi dannosa.
In seguito poi l’empatia più che uno stato viene descritta come un processo, consiste cioè nell’entrare nel mondo percettivo dell’altro e “trovarcisi completamente a casa”, vivere temporaneamente nella vita di un altro senza emettere giudizi, mettendo da parte idee e valori personali.
Il clima empatico accettante e non giudicante permette alle persone di assumere un atteggiamento valorizzante di sé; essere ascoltati da chi comprende, permette di ascoltarsi meglio, di avvicinarsi a significati non immediatamente chiari, seppur presenti, di avvicinandosi in modo progressivo alla congruenza con la propria esperienza, al proprio “modo di essere”.


Note
¹ cfr. Abbagnano N., Storia della filosofia, 1993
² cfr . Kierkegaard,  Aut…Aut,.
³ Nell’ambito di quello che sarà definito Esistenzialismo Ateo. Sostiene che “ l’esistenza preceda l’essenza, o, se volete, che bisogna partire dalla soggettività” (J.P. Sartre, L’esistenzialismo è un umanismo, 1945)
⁴ ibidem p. 48
⁵ ibidem p. 19
⁶ N. Abbagnano, Introduzione all’esistenzialismo, 1965, pp. 11-12
⁷ C. Rogers, Un modo di essere, p. 39
⁸ A.H. Maslow, Verso una psicologia dell’essere, 1971, p.
⁹ A.H. Maslow, Verso una psicologia dell’essere, 1971
¹⁰ Cfr. May R. , L’arte del Counseling, 1991
¹¹ C. Rogers, cit, p. 18
¹² cit, p. 39
¹³ Ibidem, p. 22
¹⁴ cfr May, cit, p. 53
¹⁵ C. Rogers, cit, p. 26
¹⁶ May, cit. p. 18
¹⁷ C. Rogers, cit, p. 118

Bibliografia
Abbagnano N., Introduzione all’esistenzialismo, Il Saggiatore, Milano 1965
Abbagnano N., Storia della filosofia, 1993
Bateson G., Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1973
Kierkegaard S., Il concetto di angoscia, 1844
Kierkegaard S., La malattia mortale, 1849
Maslow A. H., Verso una psicologia dell’essere, Astrolabio–Ubaldini, 1971
May R. , L’arte del Counseling, Astrolabio, Roma, 1991
Rogers C., La terapia centrata sul cliente, Martinelli, Firenze, 1970
Rogers C., Psicoterapia e consultazione, Astrolabio, Roma, 1971
Rogers C., Un modo di essere, Martinelli, Firenze, 1983
Sartre J.P., L’esistenzialismo è un umanismo, Mursia, Milano, 2007
Sartre J.P., L’essere e il nulla, 1943

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